Economia

Crediti edilizi, ci credono anche gli Stati Uniti

19
Aprile 2024
Di Giampiero Cinelli

Negli ultimi tempi si è parlato spesso del piano di rilancio economico degli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act (abbreviato in Ira), come una minaccia per noi europei. Ma se vi andiamo a guardare dentro, troveremo anche molte similitudini, osservando un modello di politica pubblica che sta ispirando tutte le principali nazioni occidentali. Un elemento portante è il sistema di incentivi, come crediti di imposta, utilizzati per spingere la transizione ecologica.

In Italia lo stiamo facendo in larga parte, sebbene con molte modifiche rispetto al varo nel 2020, con i bonus pensati appositamente per l’edilizia. In America c’è anzitutto da dire che l’utilizzo mirato e programmato dei crediti d’imposta è già prassi dagli anni 70 e nessuno degli schieramenti intende voltare pagina, ancora più interessante è sapere che adesso anche gli Usa, appunto attraverso l’Ira, nato nell’agosto 2022, hanno potenziato il piano di inventivi fiscali destinati all’edilizia, che assomiglia parecchio al concetto del superbonus e degli altri nostri crediti.

Prevalenti all’inizio per il sostegno a residenti a reddito basso e per gli immobili in affitto, ora questi strumenti hanno anche una funzione nelle politiche ambientali applicate alla casa, sia per chi compie lavori ad efficientamento energetico nella casa di proprietà sia per chi acquista un immobile con determinate caratteristiche. Tuttavia non è consentito scaricare fiscalmente l’intero costo dei lavori come per il 110% ed esiste un tetto di spesa annuale da parte del governo.

I crediti vengono riconosciuti pure ad affittuari e ai proprietari di seconda casa i quali utilizzano questa come residenza. Nel 2023, come si può leggere sul sito dell’Irs, l’Agenzia delle Entrate americana, erano previsti inventivi fiscali per lavori di efficientamento energetico su porte esterne, finestre, lucernari e per i materiali isolanti, i condizionatori centralizzati, gli scaldabagni, i forni, caldaie e pompe di calore, stufe e caldaie a biomassa.

L’ammontare del credito è una percentuale basata sul costo totale dei lavori, nell’anno di istallazione: dal 2023 al 2032 è il 30%, fino a un massimo di 1.200 dollari (pompe di calore, mentre le stufe e caldaie a biomassa hanno un limite di credito annuale separato di 2.000 dollari).

A partire dal 2023 incentivi fiscali in Usa anche alla produzione domestica di energia solare, eolica e geotermica, per scaldacqua solari, celle a combustibile o stoccaggio della batteria. Per questo elenco il credito sulla spesa scende fino al 22% nel 2034.

Ogni contribuente ha un tetto annuale al credito di cui può beneficiare, a seconda del tipo di interventi e della quantità. Se il caso lo permette, Il massimo di risparmio fiscale a cui si può arrivare in un anno è 3.200 dollari.

Crediti concessi dal governo federale inoltre per: «materiali o sistemi isolanti e di tenuta dell’aria che soddisfano gli standard del Codice internazionale di conservazione dell’energia (IECC) in vigore all’inizio dell’anno due anni prima dell’installazione. Ad esempio, i materiali o i sistemi installati nel 2025 devono soddisfare lo standard IECC in vigore dal 1° gennaio 2023».

Una differenza rispetto all’Italia, è che negli Stati Uniti i crediti sono stabilmente cedibili o monetizzabili, ciò vuol dire che il titolare di un credito può decidere di darlo a un secondo soggetto, il quale presumibilmente potrà applicare uno sconto sulla fattura o andare in banca, monetizzando direttamente il credito dopo che l’istituto finanziario vi sia entrato in possesso. Secondo JP Morgan i crediti fiscali saranno nei prossimi dieci anni per l’America una dei principali contributi alla crescita.

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