Economia
Cosa ci insegna il Nobel per l’Economia a Bernanke su ruolo banche in crisi finanziarie
Di Paolo Bozzacchi
Vento di recessione, Nobel per l’Economia di conseguenza. E’ l’ex Presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke il nome forte dei tre premiati dall’Accademia di Svezia, insieme a Philip Dybvig e Douglas Diamond. Curiosa e per certi versi inquietante la dichiarazione del membro del Comitato per il Premio, John Hassler: “Bernanke in un articolo del 1983 ha dimostrato con analisi statistiche e fonti storiche che le corse agli sportelli hanno portato a fallimenti bancari e che questo è stato il meccanismo che ha trasformato una recessione relativamente ordinaria nella depressione degli anni Trenta, la crisi più grave e drammatica della storia moderna”.
Il senso del Premio sembra un monito. L’Accademia di Svezia ha sottolineato come gli economisti premiati abbiano consentito di “migliorare le conoscenze sul ruolo delle banche nei cicli economici, e in particolare durante le crisi finanziarie. Dai loro studi è emerso quanto sia importante evitare che le banche falliscano, fornendo se necessario strumenti per sostenerle temporaneamente, per evitare contraccolpi ancora più gravi sull’economia”.
Il Premio ci invita a riflettere sull’attuale situazione economica italiana e sul vento di recessione che soffia sempre più forte sul nostro Paese. Appena ieri l’altro il Centro Studi Confindustria ha fotografato crescita in frenata che sarà stagnazione nel 2023, con inflazione che oggi sfiora il 9%, su valori che non si registravano dal 1985, due anni dopo l’articolo di Bernanke. Metà dell’aumento inflattivo è da imputare alla corsa dei prezzi energetici al consumo (+44,5% annuo). Ma sull’inflazione il CSC è ottimista, e la vede in calo nel 2023 a patto che il prezzo del gas resti invariato.
Tutto questo per dire che la solidità delle nostre banche è una garanzia in anni come questi. Lo sapevamo, ma ora Stoccolma ce lo fa stampare in mente. In grassetto.