Economia
Confindustria, Bonomi: il Pnrr deve intervenire sul divario nord-sud
Di Giampiero Cinelli
«Bisogna intervenire sulle famiglie sotto i 35.000 euro di reddito, con l’inflazione il loro potere d’acquisto è diminuito. Abbiamo chiesto un intervento choc da 16 miliardi, vorrebbe dire mettere in tasca a queste persone 1.200 euro all’anno in modo strutturale col taglio dei contributi al cuneo fiscale. Mi si dice non ci sono le risorse, ma io obietto: c’è una spesa pubblica di 1.100 miliardi di euro, 14-16 mliliardi si trovano. La riconfigurazione della spesa pubblica si può fare». Non usa mezzi termini il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, parlando a Ustica, nel corso dell’evento “Il Mediterraneo alla sfida delle transizioni”, organizzato da Confindustria Sicilia.
Salario minimo?
Bonomi ha parlato anche del dibattuto attuale sulle retribuzioni, anche qui andando dritto al punto: «Si parla di un salario minimo di 9 euro, non si sa da dove sia nato questo dato. Tutti i contratti siglati da Confindustria – ha detto il leader di Confindustria – sono sopra ai 9 euro. Questo dimostra che la contrattazione collettiva è un valore aggiunto, si ottiene di più rispetto alla decretazione. Ci sono settori dove si paga poco? Si, ma quali sono? Avete paura a dirlo. Noi lo sappiamo: commercio, servizi, cooperative e finte cooperative. Perché non si fa? Si ha paura di dire chi paga poco perché quella è una base elettorale. Volete fare il salario minimo? Ma dite la verità».
La crescita
La situazione è riconosciuta da tutti come complicata, eppure dal 2021 l’Italia, pur con mille difetti, sta crescendo. Semplicemente un rimbalzo dopo il -9% del 2020 pandemico? Secondo il presidente di Confindustria no, il quale anzi crede che gli eventi critici vissuti dal 2008 ad oggi siano serviti per indurre il sistema produttivo ad alcuni cambi di approccio, soprattutto per quanto riguarda la gestione patrimoniale. «L’industria italiana – ha detto Bonomi – ha dimostrato di essere forte, perché ha fatto i compiti a casa dopo tre grandi sberle. Abbiamo patrimonializzato le nostre imprese, abbiamo investito nella ricerca e siamo andati nei mercati internazionali. Da qui nasce la ripresa. Oggi siamo messi abbastanza bene. Però stiamo rallentando, motivo per cui chiedevamo alla politica che andasse a stimolare gli investimenti. Nei primi 4 mesi dell’anno la produzione industriale è diminuita, il commercio internazionale sta rallentando. Se interveniamo subito facendo le cose che vanno fatte continueremo a crescere se non facciamo i compiti a casa mettiamo a rischio la crescita».
Pnrr e Mezzogiorno
Se si parla di investimenti dunque si apre il capitolo Pnrr, che Confindustria a quanto si apprende non teme di desacralizzare, giudicandolo «sbagliato in origine, Avevamo contestato – sottolinea Bonomi –l’impostazione che fu data dal governo Conte. Oggi scontiamo questi problemi, perché dentro ci sono progetti che poco avevano a che fare con la crescita del Paese». Ma se c’è un elemento su cui il Pnrr può favorire una svolta è la questione meridionale, che Bonomi tira in ballo e dice di voler prendere sulle spalle: «Uno degli obiettivi del Pnrr è intervenire sulle diseguaglianze. Il 40% dei fondi assegnati al Mezzogiorno è una battaglia di Confindustria perché noi riteniamo fondamentale lavorare sui divari. Il Mezzogiorno è fondamentale per questo Paese – ha aggiunto il leader degli industriali – e non si può pensare di lasciare un terzo della popolazione italiana in questa condizione di divario. Si deve guardare la Mezzogiorno come a una grande risorsa. L’imprenditore italiano non è diviso tra Nord e Sud. Confindustria ha sempre fatto una battaglia per l’industrai del Paese considerando il Mezzogiorno una grande opportunità».