Economia
Confcommercio: consumi in ristabilizzazione, inflazione mangia risparmi
Di Paolo Bozzacchi
Crescita 2022 in rallentamento al 2,1%. Bisogna fare di più perché la ripresa è tutta da costruire. Mentre l’inflazione sta erodendo i risparmi degli italiani accumulati al tempo del Covid. Questi in sintesi i contenuti del Rapporto Confcommercio-Censis presentato oggi a Roma durante la prima giornata del Forum Internazionale di Confcommercio. “Per rilanciare occupazione, redditi e consumi” ha dichiarato il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli “è necessario mettere a terra le riforme e gli investimenti del Pnrr, agire sul cuneo fiscale e contributivo, detassare gli aumenti dei rinnovi contrattuali. E per sostenere le imprese bisogna agire sulle moratorie fiscali e creditizie”.
“Occorre che il governo – ha aggiunto Sangalli – metta in campo anche un metodo di lavoro stabile, strutturato e condiviso con le parti sociali”. Ancora sul Pnrr: “Il nodo dei problemi strutturali delle PA, in particolare nel Mezzogiorno. Ne va rafforzata la capacità di progettazione e vanno ridotti i tempi istruttori. Rispetto a questo scenario e alle sfide che comporta, servono certamente scelte impegnative e responsabilità condivise”.
Pil vs. Inflazione
Secondo le previsioni di Confcommercio nel 2022, contenute nel report “Economia e consumi in Italia 2022-2023” a cura dell’Ufficio studi Confcommercio-Imprese per l’Italia, il Pil si ferma al 2,1%. Una previsione dovuta ad una inflazione collocata nella media dell’anno in corso attorno al 6,5%. La maggiore inflazione rispetto al DEF è tra le ragioni della minore variazione del Pil rispetto alle valutazioni del governo (pari al +3,1% nel 2022, secondo lo scenario programmatico).
Migliori le previsioni Confcommercio per il 2023: +2,4% per il Pil e inflazione in netta discesa al 2,9%, con consumi dei residenti a +2,7%. Le considerazioni contenute nel report si basano sull’ipotesi di distensione, entro la prossima estate, sia degli impulsi sulle materie prime energetiche sia del quadro geopolitico. Con una maggiore estensione temporale del conflitto, dunque, il quadro macroeconomico internazionale, europeo e italiano peggiorerebbe. Inoltre, il report sottolinea come l’implementazione del Pnrr non sembra poter superare completamente nel breve periodo i nuovi problemi che la doppia crisi sta ponendo. Al riguardo rimane fondamentale, secondo Confcommercio, il ruolo del progetto di riforma a livello europeo.
Dopo lo shock del 2020 e l’inizio di un ritorno alla normalità registrato nel 2021, il clima di fiducia e le attese delle famiglie italiane sul futuro si sta ristabilendo anche se solo parzialmente: infatti il 26% delle famiglie si aspetta una riduzione del proprio reddito, il 24% prevede di ridurre i consumi e il 47,6% ridurrà i risparmi. Quest’ultimo dato, molto elevato e non compensato da una percentuale altrettanto alta di famiglie che prevede di aumentare i consumi, è un chiaro indicatore che la situazione rimane ancora problematica.
Cosa frena i consumi
Tra le cause che limitano i consumi delle famiglie, al di là dei livelli di reddito, il 54,8% delle famiglie indica alcuni fattori di contesto, in particolare: l’aumento del costo dell’energia, la paura di dover sopportare imminenti spese impreviste, l’incertezza sul futuro causata dai grandi eventi internazionali, come una possibile recrudescenza della pandemia e la guerra in corso in Ucraina. Nelle intenzioni di spesa per il 2022, tuttavia, le famiglie prevedono di effettuare l’acquisto di alcuni beni durevoli grazie anche agli incentivi statali, in particolare: ristrutturazione abitazione (29,3%), mobili e arredamento (21,8%), autovetture (16,9%), biciclette (13%), abitazione (7,6%), moto o scooter (6,4%). Sul versante occupazione – si legge nel rapporto – la maggior parte delle famiglie non teme particolari rischi (51,9%), c’è però un 15,8% che si ritiene seriamente preoccupato, quota che risulta più che raddoppiata arrivando fino al 39,4% per le classi di reddito più basse. Tra le principali preoccupazioni sul futuro a breve, il 33,4% delle famiglie indica la crisi energetica con il connesso aumento di bollette e carburanti, il 26% il surriscaldamento globale e quasi il 21% l’aumento dell’inflazione. Ulteriori preoccupazioni, infine, vengono dal conflitto in corso in Ucraina: il 27 per cento delle famiglie teme un coinvolgimento di altre nazioni, il 26,6% ritiene che possa trasformarsi in una guerra mondiale anche con l’uso di armi nucleari, il 23,4% è preoccupato per le ripercussioni economiche sull’economia del nostro Paese, il 16,9% teme il taglio delle forniture di gas da parte della Russia con le conseguenti difficoltà nei settori produttivi, il 6,1% infine si dichiara preoccupato per l’impatto economico dell’emergenza umanitaria determinata da milioni di profughi ucraini in arrivo in Europa.