Economia
Cash is king: gli italiani preferiscono ancora i contanti
Di Massimiliano Mellone
L’Italia è ancora un Paese fortemente dipendente dal contante. Aumentano però gli italiani che usano sistemi per i pagamenti digitali, ma la penisola precipita in fondo alla classifica europea per numero di transazioni cashless pro capite, registrando un andamento opposto alla media del vecchio continente. È quanto emerge dal settimo rapporto della Community Cashless Society 2022 presentato da The European House – Ambrosetti.
Più in profondità, nonostante l’aumentata propensione degli italiani a utilizzare sistemi di pagamento alternativi al contante, anche nel 2020 l’Italia rimane terzultima in Europa per numero di transazioni pro capite. Il dato si ferma a 61,5, in calo rispetto al dato dell’anno precedente (61,7). Solo Romania (53) e Bulgaria (31) fanno peggio, con una media europea che si attesta a 142. A guidare la classifica la Danimarca, che arriva a 379 transazioni pro-capite nel 2020. Diminuisce dell’1,4% il valore complessivamente transato con carte di pagamento e prepagate, pari a 253 miliardi di euro.
Eppure il rapporto registra il consolidamento della propensione ai pagamenti digitali da parte degli italiani. Nel 2021 oltre 7 italiani su 10 indicano la volontà di utilizzare maggiormente strumenti di pagamento senza contante e il 57% ci è effettivamente riuscito. Gli ostacoli principali alla diffusione del “cashless” restano i timori per le frodi – anche se le transazioni digitali vengono ritenute più sicure del contante – e i problemi nell’accettazione riscontrati l’anno scorso da almeno un italiano su quattro.
Dati che trovano riscontro anche nel “Report sulle abitudini di pagamento dei consumatori in Italia: evidenze dalle indagini BCE” pubblicato dalla Banca d’Italia.
Secondo l’analisi, l’uso del contante in Italia è diminuito dal 2016 al 2019 pur rimanendo il veicolo più utilizzato nei punti vendita, mentre le carte di pagamento sono lo strumento preferito tra quelli “cashless”. I pagamenti in contanti rappresentano infatti il 58% del totale contro il 68% registrato nel 2016. In crescita al 32% le transazioni con carte, rispetto al 29% di 6 anni fa, insieme ai pagamenti con altri strumenti, saliti nello stesso arco di tempo dal 3 al 10 per cento.
Il contante è usato principalmente in pagamenti di piccola entità (il valore medio della transazione è di 16,18 euro per il contante contro i 45,24 euro di quelle effettuate con carta). Tuttavia l’elevato utilizzo di tecnologia contactless, che si pone come un concorrente diretto in questo segmento, sembra aver portato a un aumento dell’uso delle carte pur essendo questa tecnologia nel 2019 disponibile solo per la metà della popolazione.
Anche se la maggior parte dei consumatori in Italia considera ancora importante la possibilità di pagare utilizzando i contanti, le carte e altri strumenti alternativi sarebbero preferiti nel caso in cui sia sempre possibile scegliere il metodo di pagamento senza alcun vincolo. Tuttavia in più di un’operazione su tre regolata in contanti, questo costituisce l’unico metodo di pagamento accettato.
Nel Centro e nel Sud, il contante viene preferito da donne, giovani e persone con redditi più bassi. Lo utilizzano principalmente anche i lavoratori autonomi, i casalinghi, gli studenti ed i disoccupati. D’altra parte, l’uso di strumenti alternativi, in particolare le carte, è maggiore per chi ha livelli più elevati di istruzione, per i redditi medio-alti, gli impiegati ed i pensionati.
Dai dati del report pubblicato dalla Banca d’Italia appare quindi evidente che, escludendo i lavoratori autonomi, chi adopera i contanti sono di solito economicamente dipendenti da altri, essendo più inclini a utilizzare gli strumenti con cui sono finanziati.
In altre transazioni, come i pagamenti a distanza e le fatture, il ruolo dei contanti appare più limitato. Le carte, sia di credito che di debito, e PayPal sono gli strumenti più utilizzati per i pagamenti a distanza, mentre per il pagamento delle bollette c’è un sostanziale equilibrio tra contanti, carte o addebiti diretti.