Tra i tanti incentivi e detrazioni degli ultimi anni, uno è stato particolarmente apprezzato: il Bonus Facciate. Si tratta di una detrazione d’imposta del 90% per interventi finalizzati al recupero o restauro della facciata esterna degli edifici esistenti, di qualsiasi categoria catastale, compresi gli immobili strumentali: basta che si trovino nelle cosiddette zone A e B dei centri cittadini.
Una misura che, però, il governo non sembra intenzionato a rinnovare, tra gli scontenti di molti. La prima levata di scudi arriva dal ministro della Cultura Dario Franceschini: “Il bonus facciate sta funzionando. Fa lavorare le imprese e rende più belli borghi e città, dai centri storici alle periferie. L’incentivo del 90% si giustifica proprio perché le facciate, pur essendo di proprietà privata, sono di fatto beni pubblici che rendono più belle e meno degradate le strade e le piazze italiane. La misura è di semplice applicazione e di fatto è appena partita: per questo in Consiglio dei Ministri insisteremo affinché non venga eliminata con la legge di bilancio”.
Parole che sono piaciute a Giacomo di Thiene, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane: “Apprendiamo con favore la volontà del ministro di impegnarsi a prorogare il Bonus. È una misura fondamentale che è andata nella direzione di un forte sostegno al decoro urbano, migliorando la qualità e la vivibilità delle nostre città. Si è quindi riconosciuto che anche i beni privati concorrono ad aumentare il prestigio dei nostri centri cittadini, accrescendone la bellezza attraverso un’adeguata manutenzione”. Rilancia di Thiene, che aggiunge: “Permangono potenzialità non sfruttate appieno. Si rileva infatti la necessità di estendere la fruibilità del Bonus agli immobili soggetti a vincolo storico artistico collocati fuori dai centri urbani: si tratta, come riferisce uno studio della Fondazione Bruno Visentini, del 31,3% del patrimonio culturale privato. Un patrimonio che nel 2019 ha, nel suo complesso, generato un numero di visitatori quasi pari al sistema dei musei pubblici. Estendere tale Bonus anche alle aree rurali e periurbane del Paese, significherebbe quindi non solo salvaguardare la nostra storia ed identità, ma anche contribuire a valorizzare il paesaggio ed aumentare la bellezza di zone in cui spesso l’immobile storico è l’unico elemento attrattivo dal punto di vista economico, culturale e turistico. Un modo semplice, concreto ed immediatamente efficace per favorire la ripartenza del Paese dalle sue aree interne”.
Anche l’Unione Nazionale Comuni comunità Enti Montani insiste nell’azione di pressing verso il Parlamento: “I bonus per l’edilizia devono essere prolungati sino al 2025. Sismabonus, Ecobonus, bonus Facciate, Ristrutturazioni e 110% che rafforza i primi due. Sì all’estensione a tutti gli immobili, le unifamigliari in primis, comprese le seconde case e gli alberghi. Il modello attuale, con le ultime semplificazioni introdotte, sta dando buoni risultati. I ‘ritorni’, con l’emersione del sommerso e le imposte pagate, danno efficaci risultati. Ma soprattutto il patrimonio ne ha benefici importanti. Gli indicatori ci dicono che tutti i bonus, compresi quelli per gli interventi antisismici e per le facciate, stanno determinando un aumento del Pil riscontrando anche l’apprezzamento delle famiglie, dalle associazioni di categoria e quelle che tutelano l’ambiente”, ha dichiarato il presidente Marco Bussone.
Una via di mezzo tra la proroga e la sospensione è quella che si sta delineando in queste ore. Gian Mario Fragomeli, capogruppo Pd in commissione Finanze alla Camera, e Martina Nardi, presidente della commissione Attività produttive alla Camera, hanno infatti affermato di aver avuto conferma dal Ministero dell’Economia della possibilità di poter usufruire del Bonus facciate anche nel 2022, dovendo però pagare entro il 31 dicembre la quota pari al 10% della spesa, indipendentemente dallo stato di avanzamento dei lavori. Si potrà optare quindi per la fruizione di un contributo sotto forma di sconto in fattura o per la cessione di un credito d’imposta. L’Agenzia delle Entrate si riserverà di fare i controlli sull’effettivo svolgimento dei lavori, a tutela soprattutto dei condomini.
Una soluzione di compromesso che, nella speranza di andare incontro a qualcheduno, potrebbe scontentare tutti. La sessione di bilancio è alle porte: riuscirà il governo a reperire le risorse per estendere un bonus che, a detta generale, ha riscontrato il favore di una buona parte di italiani?