Economia
La Bce alza i tassi. Spread a 240 ma ci sarà lo scudo
Di Giuliana Mastri
Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento. Perciò, i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente allo 0,50%, allo 0,75% e allo 0,00%, con effetto dal 27 luglio 2022.
Nelle prossime riunioni del Consiglio direttivo sarà opportuna un’ulteriore normalizzazione dei tassi di interesse. Anticipare a oggi l’uscita dai tassi di interesse negativi consente al Consiglio direttivo di passare a un approccio in cui le decisioni sui tassi vengono prese volta per volta. L’evoluzione futura dei tassi di riferimento definita dal Consiglio direttivo continuerà a essere guidata dai dati e contribuirà al conseguimento dell’obiettivo di inflazione del 2% a medio termine.
Ma supporto per gli Stati
Questo è quanto ha comunicato l’istituto di Francoforte poco fa. L’azione era già attesa da almeno un mese. La Banca Centrale Europea ha fatto sapere anche che «continuerà nelle operazioni di reinvestimento, integrale, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PAA, per un prolungato periodo di tempo, successivamente alla data in cui inizierà a innalzare i tassi di interesse. E in ogni caso, finché sarà necessario per mantenere condizioni di abbondante liquidità e un orientamento adeguato di politica monetaria. Per quanto riguarda il PEPP, il Consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024. In ogni caso, la futura riduzione del portafoglio del PEPP sarà gestita in modo da evitare interferenze con l’adeguato orientamento di politica monetaria. Il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP è reinvestito in maniera flessibile, al fine di contrastare i rischi connessi alla pandemia».
Nessuna sorpresa quindi. Il rialzo era stato presentato come inevitabile ed è molto probabile che causerà tensioni sui mercati per l’Italia. Lo spread adesso (ore 15.04), complice anche la crisi di governo, è intorno ai 240 punti base mentre Milano perde lo 0,76%. Tuttavia va detto che si tratta ancora di un incremento contenuto e il tasso sui depositi presso la Banca Centrale è allo 0,00%, uscendo dalla zona dei tassi negativi, cioè sotto lo zero. Un elemento che fa ben sperare, ad esempio, sull’ipotesi che gli istituti di credito privati continuino a prestare denaro a costi ragionevoli e non pretendano rendimenti troppo alte nelle aste dei titoli. Al contempo, i reinvestimenti della Bce dovrebbero tenere i mercati calmi. Questo non si direbbe al momento, ma ricordiamo che anche sotto il governo del garante Mario Draghi, lo spread aveva toccato quota 250 punti base a metà giugno.
Ora quindi si aspetta di vedere quale sarà l’effetto di medio termine, tenendo d’occhio Montecitorio. Perché è indubbio che la formazione di un nuovo governo sarebbe comunque un segnale distensivo per la finanza. Eppure, a giudicare dalle ultime indiscrezioni, ad affermarsi sarà la volontà di andare alle urne dopo l’estate.