La crescita in Europa è debole e l’inflazione a settembre si è attestata all’1,8%, un dato che dovrebbe smorzare le preoccupazioni degli ultimi tempi sui prezzi nel Vecchio Continente. Tuttavia, non si può ancora dare per certo che nella prossima riunione, in programma il 17 ottobre, la BCE deciderà di continuare con la riduzione dei tassi d’interesse.
L’inflazione di fondo, comunemente detta inflazione core, ossia quella al netto di energia, alimentari e tabacchi, ha infatti registrato un 2,7% lo scorso mese, con l’inflazione dei servizi coriacea al 4%. Inoltre, si osserva un moderato rialzo del prezzo del petrolio, dovuto alla situazione in Medio Oriente.
Eppure, tra i banchieri centrali prevale l’idea che la fase del rigore sia da lasciarsi alle spalle. Ciò sia per la necessità di dare una spinta all’economia europea (anche la Germania sta affrontando difficoltà in termini di produttività), sia per il rischio che, se negli USA la Fed intraprende la strada dell’alleggerimento, ci si trovi di fronte a una migrazione dei capitali oltreoceano, con conseguenti disagi per il mondo industriale europeo.
Si prevede infatti che a Washington proseguiranno verso politiche espansive. La BCE non avrebbe difficoltà ad adottare approcci simili, ma resta da capire chi lo farà con più vigore e a quale ritmo. Francoforte vuole cessare l’austerità, ma potrebbe attendere prima di valutare l’andamento dei prezzi delle materie prime. L’aumento del petrolio dovrebbe essere temporaneo e le stime indicano che in Europa l’inflazione, alla fine del prossimo anno, potrebbe restare sul target del 2%, o addirittura scendere sotto questa soglia.
I banchieri devono quindi evitare eccessi di zelo. Il primo taglio dei tassi in Europa è avvenuto a giugno, con una riduzione di 25 punti base, seguito da un ulteriore taglio di 25 punti base a settembre. Attualmente, il tasso sui depositi presso la Banca Centrale è al 3,5%.
Anche l’Italia sembra pronta per un allentamento. A settembre l’inflazione si attestava a +0,7%, mentre l’inflazione di fondo è all’1,8%, in calo dall’1,9% del mese precedente. Si tratta dei valori minimi da inizio anno, e il governo sarebbe molto propenso ad alleviare la pressione finanziaria sul mondo produttivo.