Economia

Bce, taglio tassi di 25 punti base. Ora i clienti delle banche aspettano novità

06
Giugno 2024
Di Giampiero Cinelli

Tutto come previsto. Il Consiglio direttivo della Bce ha deciso il taglio dei tassi d’interesse. Riduzione di 25 punti base. Così il tasso sui depositi (delle banche commerciali presso la Banca Centrale) passa al 3,75%, il tasso sui rifinanziamenti principali va al 4,25%, quello sui rifinanziamenti marginali al 4,5%. L’effetto della delibera dal 12 giugno 2024. Si tratta del primo taglio dei tassi dal 2016, adesso i cittadini attendono di capire quali saranno gli effetti indiretti sul costo del denaro.

La Bce ha anche spiegato che, riguardo al Quantitative easing, il programma PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, siccome la Banca Centrale non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, mentre ha confermato che continuerà a reinvestire integralmente il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del programma pandemico (PEPP) sino alla fine di giugno 2024. Nella seconda parte dell’anno ridurrà il portafoglio del PEPP in media di 7,5 miliardi di euro al mese in modo da terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024.

L’inasprimento dei tassi è durato nove mesi consecutivi e come detto non erano stati abbassati da marzo del 2016. Molto minoritarie comunque le attese di un ulteriore taglio a luglio, prevalgono piuttosto quelle di una riduzione a ottobre. E appare in bilico l’ipotesi di un terzo taglio prima della fine dell’anno. Se tutto andrà come previsto, ad ogni modo, la Bce invertirà la rotta monetaria, dopo che tra il luglio del 2022 e il settembre dello scorso anno ha operato la più aggressiva stretta della sua storia, un aumento dei tassi da 450 punti base complessivi (4,50 punti percentuali), accompagnato da massicci drenaggi di liquidità, in riposta alla galoppante inflazione che rifletteva una serie di shock, tra cui le strozzature nelle catene globali, la guerra in Ucraina ed elementi interni dell’eurozona, come i prezzi fuori scala degli indici Ue di riferimento su energia e gas.

Da settembre in poi i tassi sono stati sempre confermati, erano infatti al 4% sui depositi custoditi per conto delle banche commerciali (che da tempo vengono usati come riferimento chiave), al 4,50% sulle principali operazioni di rifinanziamento e al 4,75% sulle operazioni marginali. L’atteso ritocco al ribasso sarà il primo taglio anche da quando la guida dell’istituzione è stata affidata a Christine Lagarde, nel novembre del 2019. Al Consiglio della Bce partecipano la presidente, il vicepresidente, gli altri quattro componenti del Comitato esecutivo (tra cui l’italiano Piero Cipollone) e tutti i governatori delle banche centrali nazionali dell’Eurosistema, tra i quali il numero uno della Banca d’Italia Fabio Panetta.

Nelle ultime fasi il quadro in cui la Bce si appresta a muoversi si è un po’ complicato a seguito di due sviluppi. Prima una riaccelerazione della dinamica media dei salari contrattuali, che risente anche degli accordi di inizio anno. Poi la risalita dell’inflazione dell’area a maggio, al 2,6%, due decimali in più rispetto al mese precedente. Il tutto ha animato moniti sulla prudenza da parte di esponenti del direttorio ritenuti “falchi”. In questo avvio di settimana si è assistito a un netto calo delle quotazioni del petrolio, dopo che il cartello allargato degli esportatori (Opec+) ha annunciato un piano di graduale rimozione delle restrizioni all’offerta. Inoltre, le decisioni monetarie nell’area euro dovranno anche tenere conto degli sviluppi negli Stati Uniti, dove la Federal Reserve ha adottato una linea attendista sui tassi.

Molti analisti continuano a scommettere che anche la Banca Centrale Usa procederà a un taglio, ma a settembre, mentre il prossimo direttorio si svolgerà l’11 e 12 giugno. Difficile però pronosticare il taglio dei tassi in America, siccome lì l’inflazione dovuta al tasso di occupazione, che favorisce la domanda dei beni e gli aumenti salariali, è più consistente. In ogni caso, a Francoforte si aspettano che l’inflazione europea torni entro il target del 2% nel 2026, avvicinandocisi progressivamente nei prossimi anni. Il dibattito italiano resta acceso, si fa sentire anche chi non vorrebbe che la politica della Bce restasse grossomodo restrittiva nonostante un’apertura.

E sui mutui cosa si può prevedere? Esperti di settore hanno osservato che, analizzando l’andamento dei titoli futures sull’Euribor, la rata di un mutuo medio variabile italiano che a maggio di quest’anno aveva raggiunto 747 euro, potrebbe calare complessivamente di 37 euro per la fine dell’anno e di 55 euro per la metà del 2025, portandosi a 692 euro al giugno del prossimo anno.

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