Economia
Bce, Lane: nessun bisogno di intervenire dopo le turbolenze in Francia
Di Giampiero Cinelli
«La Bce è fiduciosa che l’inflazione tornerà al suo obiettivo del 2% l’anno prossimo, nonostante un’inflazione “rumorosa” lungo il percorso. C’è molta, discreta dose di fiducia riguardo alla destinazione nella seconda metà del prossimo anno. Quindi dobbiamo interpretare attentamente i dati in arrivo, ma per differenziare il rumore dal segnale». Lo ha detto oggi il capo economista della Banca Centrale Europea Philip Lane in un’intervista rilasciata a Reuters.
Lane ha spiegato che «Quello che stiamo vedendo sui mercati è un rimodellamento dei prezzi ma al momento non siamo nel campo dei movimenti disordinati di mercato». Questa l’idea del tecnico anche rispetto alle recenti vendite sui titoli di Stato francesi seguite all’annuncio di elezioni anticipate, sottolineando che la reazione del mercato non è tale da richiedere un intervento della Bce.
Secondo il capo economista abbiamo assistito a «quattro anni di crescita dei prezzi insolitamente sostenuta in seguito alla pandemia Covid e all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Ma gli ultimi movimenti di mercato non soddisfano una delle condizioni chiave per l’intervento della Banca Centrale: un aumento disordinato e ingiustificato dei premi di rischio (in parole povere dei rendimenti dei titoli). Tutti i governi della zona euro devono rispettare il quadro fiscale dell’Unione europea e impegnarsi nel dialogo con la Commissione europea».
«Le banche centrali di tutto il mondo hanno alzato i tassi di interesse a un ritmo record negli ultimi due anni, sperando di fare l’impossibile: estinguere le pressioni inflazionistiche sui prezzi senza schiacciare la nascente crescita economica dopo la pandemia di coronavirus. Con l’attuale cambiamento della situazione, le banche centrali dovranno invertire la rotta, un esercizio complicato in un mondo in cui i tassi di interesse ultrabassi e l’inflazione anemica, caratteristiche distintive dell’ultimo decennio, sembrano scomparsi per sempre», ha osservato Lane.
Le considerazioni di Lane si legano agli avvenimenti degli ultimi giorni, giorni in cui all’euforia sui prossimi allentamenti delle banche centrali ha prevalso l’attenzione alle turbolenze dei mercati, motivo per cui il costo del debito pubblico si è momentaneamente alzato nelle economie dell’eurozona e non solo in Francia, mentre negli Stati Uniti l’abbassamento dei tassi potrebbe essere più lento. Anche in Cina si è deciso di lasciare il costo del denaro invariato, nonostante per Pechino il pericolo maggiore resti il mercato immobiliare. I prezzi delle nuove case cinesi sono scesi dello 0,7% a maggio, segnando l’undicesimo calo consecutivo su base mensile e il calo più marcato da ottobre 2014. Questo dopo che la banca centrale il mese scorso ha annunciato un programma di ripresa degli alloggi a prezzi accessibili per accelerare le vendite del patrimonio immobiliare invenduto.