Economia
Bce, altro aumento dei tassi. Lagarde deciderà volta per volta
Di Giampiero Cinelli
La Bce ha optato per un nuovo rialzo dei tassi. Come si legge dal comunicato della riunione di ieri, con effetto al 2 agosto, il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale saranno innalzati rispettivamente al 4,25%, al 4,50% e al 3,75%. Tutto ciò può avere un effetto sulle operazioni bancarie dei cittadini, soprattutto sui tassi dei finanziamenti e dei mutui a tasso variabile. Anche se a quanto pare i governi hanno avviato un confronto con le banche al fine di non continuare a generare le conseguenze temute.
Ma se a Francoforte decidono per un’altra stretta, è per contrastare l’inflazione, proprio cercando di limitare indirettamente il volume di prestiti e investimenti dei privati, e influenzando di conseguenza la domanda di beni e servizi, fino a colpire, infine, i salari. Eppure, secondo vari analisti, questa inflazione non dipende prevalentemente dal livello dei consumi e degli stipendi, che almeno in Italia tutti gli indicatori confermano molto bassi, ma da temporanei assetti del mercato globale, i cui squilibri si sono visti evidenti nel settore energetico.
Per questo il governatore uscente di Bankitalia, Ignazio Visco, ha predicato cautela, temendo effetti che per l’economia del Paese possono rivelarsi molto problematici. La strategia di Lagarde tuttavia è assimilabile a quella della Banca Centrale americana, la Federal Reserve, che ultimamente ha anch’essa alzato gli interessi di altri 25 punti base, portando il costo del denaro ai livelli più alti dal 2001. Ad ogni modo negli Stati Uniti la componente salari sembra incidere molto di più sull’inflazione. Oltreoceano infatti sono diminuite le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione e il Pil del secondo trimestre è in crescita del 2,4%.
L’inflazione in America sta calando in modo soddisfacente. Attestandosi al 3% a luglio su base annua, è vicina al target del 2%. Il livello dell’indice Cpi (Consumer price index) ha così raggiunto il punto più basso da marzo 2021, in forte discesa dal picco del 9,1% toccato a giugno 2022. In Europa la percentuale di incremento dei prezzi è al 6,5%, secondo l’ultimo dato di Eurostat riferito al mese di giugno, mentre nell’area euro a giugno è sul 5,5%. Christine Lagarde ha detto di aspettarsi un 2023 con chiusura intorno al 6,5% di inflazione, prevedendo una discesa che continuerà nel 2024 avvicinandosi al target. L’Italia si attesta ora al 6,4% di inflazione su base annua, tuttavia il livello di aumento dei prezzi per quanto riguarda i generi alimentari resta a due cifre.
La presidente della Banca Centrale Europea ha comunque sottolineato che la linea dura non deve continuare per forza e un rialzo a settembre non è già scritto, dipenderà dai dati. Osservando poi che un provvedimento auspicabile sarebbe, non appena possibile, ridurre la platea di beneficiari dei bonus per il pagamento delle bollette, un meccanismo che non induce ad abbassare i prezzi, accelerando la riforma del Patto di Stabilità ed esortando i governi alla prudenza sulle politiche di bilancio, che chiaramente hanno effetti anche sull’inflazione. Inoltre, da Francoforte apprendiamo che la remunerazione dei depositi presso la Banca Centrale resta fissata a zero. Per far sì che le banche continuino a impiegare il denaro nonostante le condizioni più rigide.