Economia

Argentina, conti in avanzo da gennaio. Ma la Mileinomics è ancora un’incognita

30
Maggio 2024
Di Giampiero Cinelli

In Argentina sembra sempre lo stesso film. I due protagonisti sono i governi progressisti da un lato, conservatori dall’altro. Quelli progressisti cercano di elevare la nazione facendo ricorso a ingente spesa pubblica e nazionalizzazioni, quelli conservatori-liberali arrivano a chiudere i rubinetti e a stimolare l’economia tramite l’iniziativa privata, soprattutto di soggetti e capitali esteri, spesso agganciando il cambio della moneta domestica al dollaro. Il gioco si ripete continuamente senza che mai si capisca chi dei due abbia la meglio nella dialettica politica e ovviamente nei risultati di un Paese, che non riesce a raggiungere lo status di economia matura.

I conti pubblici con Milei
Manca uno sviluppo industriale sufficiente, anche se le materie prime abbondano e sono di qualità. Siccome appunto, come abbiamo detto, la situazione politica è ben nota, poi i cittadini e i decisori si concentrano sugli obiettivi più urgenti, cioè risanare i conti lasciati da chi c’era prima. Da dieci anni infatti i predecessori di Javier Milei hanno accumulato passivi di bilancio. Con l’insediamento del nuovo presidente, che non ha fatto mistero di basarsi su un capitalismo privatistico e sul rigore, l’Argentina da inizio anno ha cominciato a registrare una serie di avanzi primari, il che vuol dire un saldo di bilancio pubblico positivo prima di pagare gli interessi sul debito. Generalmente uno degli indicatori che fa presagire se il Paese sarà in grado di assolvere ai suoi impegni con i creditori.

Sponda negli Usa?
In questi giorni Milei è negli Stati Uniti per incontrare alcuni Ceo del settore tech americano, portando come biglietto da visita i dati del bilancio. La sua formula è semplice: meno spesa sociale e meno aggiustamenti all’inflazione dei redditi. Ma i problemi restano. L’inflazione è scesa al 290%, ma è ancora altissima. Anche l’avanzo di bilancio si sta riducendo, dai 600 milioni di dollari di inizio anno ai circa 300 di aprile. Nel frattempo, il tasso di povertà è esploso dal 38% di settembre a oltre il 50% oggi.

Le previsioni
È chiaro che Buenos Aires abbia bisogno di trovare un’efficacia produttiva che non possiede. «Nel 2023 l’economia si è contratta dell’1,6%, a causa dei persistenti squilibri macroeconomici e di una grave siccità che ha portato a un calo del 26% della produzione agricola su base annua. Si stima che il Pil reale si contrarrà di un ulteriore 2,8% nel 2024, a causa del piano di stabilizzazione attuato dal nuovo governo, che prevede il riallineamento dei prezzi relativi e l’eliminazione degli squilibri fiscali ed esterni. Nel 2025 l’economia dovrebbe crescere del 5%, grazie al miglioramento delle condizioni climatiche, agli investimenti nel settore energetico e alla normalizzazione della produzione agricola», si legge in un report sul sito del Governo italiano.

La questione economica
Allora la Mileinomics non funziona? La colpa non è nemmeno da imputare tutta a lui, il punto è che in macroeconomia vi sono dei meccanismi controintuitivi: in qualsiasi famiglia spendere meno di quanto si guadagna è garanzia di stabilità e benessere. Non è sempre così per uno Stato, che ha il problema di dover generare Pil e crescita. I conti sono sotto controllo se un Paese cresce, anche qualora sia molto indebitato, si vedano gli Stati Uniti o il Giappone (che negli ultimi decenni in realtà cresce poco ma ha tradizionalmente un’economia vivace) o anche l’Italia stessa, che dopo il tonfo del periodo Covid, con Draghi è tornata a camminare abbassando il rapporto Debito-Pil, ma in due anni in cui i deficit di bilancio sono stati molto sopra il famigerato 3%.

Le speranze
Spiragli per il futuro insomma ci sono. Anche se spesso i primi frutti non colmano i danni di prolungati contesti disfunzionali. Vedremo se la visione di Javier Milei sarà quella vincente. Probabilmente da un certo punto di vista, e per determinati settori, potrà esserlo. Tuttavia va sempre considerato il contraccolpo che politiche di austerità continuative generano sulla popolazione.

La dinamica dei conti pubblici in Argentina nel periodo più recente. Fonte: Ispi