Da Bruxelles

Mancanza di alternativa o scelta convinta? Nel dubbio il PPE nomina Ursula von der Leyen candidata all’UE

08
Marzo 2024
Di Alessandro Cozza

Dal 6 al 9 giugno – in Italia si voterà l’8 e il 9 – i cittadini facenti parte dei paesi membri dell’Unione Europea, saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo. Un appuntamento sempre apparentemente poco sentito, ma da quando negli ultimi anni da Bruxelles arrivano decisioni che impattano in maniera sempre più forte nella nostra quotidianità, ma soprattutto sulla nostra economia, ecco che allora si è riscoperto un grande interesse verso questo momento elettorale. Per i partiti in difficoltà sui temi locali, diventa un’opportunità di riscatto. Per quelli che viaggiano a gonfie vele all’interno dei propri confini può rappresentare solo che un problema. Mai come in questo caso, in Italia, è proprio così.

Da una parte c’è il centro sinistra ha svolto a Roma il congresso del Partito Socialista Europeo che ha incoronato Nicolas Schmit, attuale commissario europeo per il Lavoro, come candidato alla presidenza della Commissione Europea. Dall’altra il centro destra che in Europa appartiene a tre gruppi politici diversi. Fratelli D’Italia nel gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, la Lega in Identità e Democrazia e poi Forza Italia nel Partito Popolare Europeo. Proprio quest’ultimo, ieri, al congresso di Bucarest, ha incoronato Ursula von der Leyen come candidata alla presidenza.

Una nomina, però, che non fila così liscia come ci si poteva aspettare, nonostante la commissaria uscente fosse la sola candidata. Degli 800 aventi diritto, solo 499 hanno espresso la loro preferenza. Tra questi, 400 hanno votato a favore, mentre 89 hanno votato contro. «Noi crediamo nella dignità di ogni essere umano ed è per quello che combatteremo in questa elezione. E oggi questo è più importante che mai», ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen nel discorso di candidatura al Congresso del Ppe. «Oggi gli amici di Putin stanno seminando odio. La nostra Europa pacifica e unita non è mai stata così minacciata dagli estremisti e dai populisti, di estrema destra o estrema sinistra, da partiti come il Rassemblement Nationale o l’Afd», ha scandito.

Dalla certezza dell’impegno dell’Europa al fianco dell’Ucraina, alla scelta di designare un commissario alla Difesa. Da un impegno concreto sul Green Deal per il quale si investirà in tecnologie industriali pulite, all’attenzione verso gli agricoltori e le loro istanze. Questi i temi nell’agenda per il von der Leyen bis.

Non sono mancati, però, gli argomenti di frizione in casa PPE. Dalla questione Turchia sulla quale non tutti hanno la stessa idea di annessione all’Unione, alla decisione di porre fine al motore a combustione entro il 2035. Poi il grande tema dell’immigrazione. Questo il gancio con cui una parte del gruppo vorrebbe sfilare voti e consensi proprio ai sovranisti dei quali fa parte il partito di Giorgia Meloni. Un tema, quello del rapporto con la premier italiana, che divide il Partito. Se da una parte la von der Leyen dialoga spesso con la Meloni, dall’altra nel Cdu – azionista di maggioranza dei Popolari – ha avuto di recente un netto irrigidimento verso la leader di Fratelli d’Italia tanto da escludere categoricamente il loro ingresso.

La strada verso giugno è lunga, ma se continuerà ad essere così tortuosa per la destra europea, rischia di diventare un gran premio della montagna molto più difficile di quello che ci si poteva aspettare.

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