Cultura

Via D’Amelio e la cultura come strumento di lotta alla mafia

19
Luglio 2024
Di Elisa Tortorolo

Il ricordo come occasione di ricerca quotidiana di verità e giustizia. Questo il senso della tre giorni organizzata dall’Agenzia Italiana per la Gioventù (AIG) a Palermo, nel trentaduesimo anniversario della strage di Via D’Amelio, nella quale, oltre al giudice Paolo Borsellino, persero la vita gli agenti della scorta Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. 

“Legalità è Libertà! Giovani europei per un nuovo movimento culturale”, il titolo dell’evento. Da mercoledì a venerdì, oltre cento ragazzi, provenienti da tutta Italia e selezionati dall’Agenzia, discutono insieme di lotta alla criminalità organizzata, giustizia e senso delle istituzioni. L’obiettivo è consolidare quella ‘memoria collettiva’ di cui parlava Borsellino, specialmente in chi, trentadue anni fa, ancora non era nato. 

Del resto, se “gli uomini passano, ma le idee restano”, come sosteneva Giovanni Falcone, nessuna celebrazione fine a se stessa sarebbe stata possibile. E’ necessaria, invece, una raccolta di testimonianze di vita vissuta, affinché possano diventare patrimonio dei più giovani. 

Ma la memoria non si costruisce da sola. Per questo AIG, avvalendosi della collaborazione della Fondazione Falcone – presieduta dalla sorella del giudice Falcone, Maria – ha alternato, a workshop e tavole rotonde, molte occasioni di arricchimento culturale per i ragazzi. 

Da qui, la visita ai luoghi simbolo della legalità nella città di Palermo nella giornata di mercoledì. Tante le tappe: partendo dall’Albero della Pace, in via d’Amelio, ancora avvolto nella pace in attesa della commemorazione del 19, per arrivare al murale La Porta dei Giganti con le gigantografie dei due magistrati, passando per l’albero di Falcone,  poi per la sua casa natale ormai tristemente demolita e, in ultima fermata, la Casa di Paolo. 

Anche giovedì i ragazzi tentano di dare una risposta a come la cultura rappresenti uno strumento attivo di lotta alla mafia. Preziosa perciò la visita all’appena inaugurato Museo del Presente, non ancora aperto al pubblico. E’ per questo che il curatore della Fondazione, Alessandro De Lisi, ama definire questi ragazzi, primi veri visitatori di un cantiere aperto, degli “ambasciatori” di un lavoro nuovo. 

Al Museo si ritrovano ricostruzioni di penne, agende e fotografie di Giovanni Falcone. Accanto alle gigantografie e ai volti delle vittime della scorta, sono in mostra la toga, la fotocopiatrice, la bici di Paolo Borsellino. Uno spazio pensato per i più giovani, al dovere del loro ricordo, e allo stesso tempo a portata di tutti. 

Si rimane a Palazzo Jung fino a sera, dove – dopo i saluti ai ragazzi di Federica Celestini Campanari, Commissario Straordinario dell’AIG; di Maria Falcone, Presidente della Fondazione Falcone; di Michele Sciscioli, Capo Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale; del  Professore  Giulio Campo Centro Studi Paolo e Rita Borsellino-, si tiene nel cortile un suggestivo  concerto.

Suonano diverse band musicali, tutte composte da polistrumentisti Under 30. Il minimo comune denominatore è il medesimo: la diffusione della cultura, la promozione della bellezza, l’importanza della musica. Nella lotta alla violenza e alla sopraffazione, queste le bussole.Venerdì mattina i ragazzi presentano il risultato del lavoro portato avanti nei workshop e nei laboratori al Ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi. Ma in queste sere di luglio, a Palermo, si respira tra i ragazzi un “fresco profumo di libertà, che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.

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