Cultura

Una donna di parola (e di coraggio)

27
Febbraio 2024
Di Ambrogio Mantegazza

“I’m a woman of my word”. Queste le parole di Nikki Haley, già governatrice proprio in questo stato, dopo le primarie repubblicane che si sono svolte in South Carolina lo scorso sabato e che si sono concluse con un 60-40 a favore dell’ex presidente Donald Trump.

Le parole della Haley fanno riferimento al fatto che solo qualche giorno fa aveva dichiarato di voler rimanere in lizza per la nomination repubblicana almeno fino al Super Tuesday che si terrà il prossimo 5 marzo.

L’ex governatrice, pur non ottenendo la vittoria, continua comunque a strappare un’importante quota di elettori repubblicani al tycoon. Un gruppo di sostenitori, che si attesta intorno al 40%, più moderati e che sono spaventati dalle prese di posizione più dure di Donald Trump. Una percentuale che, come ricordato dalla stessa candidata nel discorso di sabato notte, non sarà il 50% ma non è nemmeno un gruppo piccolo. Ma soprattutto, la campagna di Haley continua ad esporre i punti deboli di Trump come i suoi problemi giudiziari.

Ma cosa significa tutto questo per il futuro della politica americana? La notte elettorale in South Carolina ha sollevato domande cruciali sulla direzione del partito repubblicano e sulle dinamiche di potere all’interno del partito stesso. Nikki Haley potrà anche non ottenere la nomination repubblicana questa volta, ma resterà l’unica alternativa credibile per il post-Trump nel 2028 o prima, se le vicissitudini legali dell’ex presidente dovessero impedirgli la candidatura alla Casa Bianca.

Quest’ultimo è uno scenario ancora nebuloso per la candidata, ma l’elemento su cui è più difficile esprimere dubbi è il coraggio che Nikki Haley ha dimostrato in queste settimane. Una lotta interna al partito destinata a essere persa, ma che ha attirato un notevole sostegno. Un coraggio di fare scelte anche difficili e che come spesso capita in politica, appartiene tutto alle donne.

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