Cultura
The Watcher Talk: editoria e cultura tra regolamentazione e concorrenza
Di Alessandro Cozza
Finanziamento pubblico all’editoria equo e sostenibile. Questo il tema del The Watcher Talk “Editoria e Cultura tra regolamentazione e concorrenza”, moderato da Daniele Capezzone con la partecipazione del Sottosegretario di Stato con Delega all’Editoria, Giuseppe Moles, l’AD Soundreef, Davide d’Atri e Matteo Rainisio, Vicepresidente ANSO, Associazione Nazionale Stampa Online.
Ieri il governo ha tagliato il traguardo dei 100 giorni di attività con l’approvazione del Decreto Legge Sostegni Bis, all’interno del quale sono previste importanti misure anche a sostegno del settore editoria. “Quella di ieri è stata sicuramente una buona giornata perché avevamo presentato tutta una serie norme e strumenti a sostegno dell’intero comparto dell’editoria e il fatto che queste misure fosse comprese nel Dl approvato dal Consiglio dei Ministri è un buon passo in avanti”, ha commentato Moles.
Al Governo Draghi spetta il compito di mettere mano alla legge sul finanziamento pubblico all’editoria, che ha suscitato un ampio dibattito politico-istituzionale, acceso anche presso l’opinione pubblica, tra chi la ritiene una misura giusta e di sostegno e chi invece la bolla come uno spreco di soldi pubblici. Su questo il Sottosegretario fa una riflessione sul medio-lungo termine: “Il mondo dell’economia sta vivendo un momento difficile, con difficoltà che vengono da lontano. All’interno di questo mondo, c’è il settore dell’editoria che sta vivendo una grande crisi accentuata dalla pandemia. Questo governo, proprio per la sua eterogeneità, può essere una grande occasione per fare bene su temi oggettivi di interesse comune. In particolare, si dovrebbe muovere lungo due binari: il primo è quello dei sostegni immediati all’intera filiera editoriale per far sì che quando usciremo da questo momento di grave crisi si possano avere tutti gli strumenti e tutto il sostegno dello Stato. Poi c’è la necessità di un rilancio, sempre con grande attenzione al livello occupazionale.”
Sul ragionamento proposto da Moles intervengono gli altri ospiti. ANSO, in particolare, è nata nel 2000 e rappresenta oggi più di 100 testate online per lo più locali. “Noi i contributi non li abbiamo mai visti e viviamo quella classica realtà per cui qualcuno nel nostro settore li riceve e qualcun altro no. Eppure siamo un settore che negli ultimi anni, nonostante la pandemia, è riuscito non solo a consolidarsi ma in alcuni casi anche a crescere. Inoltre ci battiamo per avere un riconoscimento. Pensate che l’editoria online è stata normata solo nel 2017 e oggi stiamo lavorando con i sindacati per avere un contratto unico di lavoro per un settore che negli ultimi anni è cresciuto tanto”, ha spiegato Rainisio.
Sull’importanza di un mercato equo è intervenuto Davide d’Atri, AD di Soundreef. Nata nel 2011 in Inghilterra e in Italia dal 2015 rappresenta oggi 40mila autori, di cui ben 26mila italiani. “Siamo nati con l’intento di far fronte al grande fenomeno della pirateria interpretando la necessità di un nuovo modello che permettesse di rimettere in circolo gli investimenti. Abbiamo capito che c’era bisogno d’innovazione per portare i compensi agli autori e agli editori in maniera più equa, trasparente e veloce rappresentando un’alternativa, dando loro una scelta.
Credo che dare libertà di scelta per autori ed editori abbia stimolato tantissimo il mercato ad offrire un servizio sempre migliore. Questo servizio ha fatto sì che i numeri del nostro settore siano tornati a quelli che avevamo pre pirateria, ovvero oltre 20 miliardi di giro d’affari, con una proiezione dell’industria della musica che va oltre i 30 miliardi di euro” ha spiegato D’Atri.
Su quanto la concorrenza e il libero mercato possano essere effettivamente un mezzo per migliorare il sistema economico Moles è d’accordo: “L’intero sistema editoriale italiano non è un sistema chiuso in un suo recinto inaccessibile, anzi. Queste esperienze dimostrano il contrario. In particolare le tecnologie sono molte più veloci delle norme e noi ci dobbiamo adeguare. Sono molto legato all’editoria locale, non solo il piccolo giornale cartaceo, ma soprattutto quella online che rappresenta oggi grande libertà in un paese democratico come il nostro. Il mio dovere è accompagnare questi processi di digitalizzazione sostenendo gli interessi del più anziano che continuerà a leggere il giornale cartaceo, e quelli dei nativi digitali che magari un giornale non lo sfoglieranno mai.”
Le battute finali sono tutte sul prossimo recepimento del Governo della direttiva europea sul copyright. Su questo tema le posizioni sono diverse: chi propende per favorire le intese tra editori tradizionali e giganti dell’online senza troppe regole, e chi invece sarebbe per un maxi regolamento per tutto. “Bisogna riequilibrare la distribuzione del valore tra autori, giornalisti ed editori e i giganti del web. Anche il piccolo editore online deve essere compensato del valore che dà e su questo stiamo lavorando con l’obiettivo che nessuno venga messo da parte, anche i nativi digitali, anche i piccoli editori online. Stiamo lavorando affinché il recepimento possa essere il più chiaro e semplice possibile”, spiega Moles. Che poi specifica: “L’occasione del recepimento della direttiva europea, è sicuramente l’occasione giusta per mettere in campo dei criteri per dare libertà di scelta agli editori di accesso oppure no. Saranno i protagonisti del settore a scegliere se averne diritto oppure no, noi dobbiamo mettere tutti nelle condizioni di poter accedere, poi ognuno farà le sue scelte.”
Su quest’ultimo punto Rainisio concorda con Moles: “Noi da cinque anni diciamo che c’è un problema di libertà. Siamo arrivati a questo punto perché abbiamo potuto usare la libertà della rete senza dover fare accordi con qualcuno in particolare. Noi vogliamo far sì che ognuno si possa sentire libero di far girare notizie e informazione senza dover affrontare lungaggini burocratiche che bloccano questo paese e che a volte sono più costose dei benefici che portano. Abbiamo un modello di business che funziona e che è liberamente accessibile a tutti, oltre che consultabile da tutti. Chiaro che teniamo al copyright perché sappiamo che può essere una risorsa per noi, ma chiediamo al Governo di essere liberi di poter accedere oppure no perché ognuno deve avere libertà di scelta.”
Chi nel mercato dei diritti d’autore lotta tutti i giorni, Davide d’Atri, spiega il suo punto di vista: “In modo diverso, ma per certi versi simili, l’industria della musica ha vissuto, e in qualche modo vive ancora, una situazione paragonabile a quella dell’editoria. Oggi c’è grande differenza tra le grandi piattaforme che pagano i diritti d’autori e le realtà come le nostre o SIAE che purtroppo ad oggi devono lottare, nel senso letterale del termine, contro queste pseudo dittature. C’è bisogno di un intervento del legislatore per mettere a sistema tutto questo per evitare di far colonizzare la cultura da soggetti che agiscono in materia molto aggressiva. Nel momento in cui si fanno delle leggi bisogna pensare di applicarle per far sì che vengano protetti tutti i soggetti utilizzatori del settore interessato”.
La strada verso un diritto d’autore di qualsiasi genere equo e sostenibile sembra tortuosa, ma l’unità di intenti di Governo e la collaborazione di aziende e associazioni del settore potrebbe dare la svolta giusta per imboccare il rettilineo finale e tagliare il traguardo.