Cultura

Sibilla e Indy, due destini incrociati da un diritto

09
Novembre 2023
Di Gaia De Scalzi

Mentre in Inghilterra l’Alta Corte di Londra decideva per la sospensione delle cure che tengono in vita Indi Gregory, in Italia usciva il podcast sul fine di vita di Sibilla Barbieri, ex consigliere dell’Associazione Luca Coscioni. Mentre il Premier Meloni convocava d’urgenza un Consiglio dei Ministri per conferire a Indy la cittadinanza italiana e consentirle di essere curata al Bambin Gesù di Roma, Sibilla aveva già organizzato il suo viaggio verso la morte volontaria in Svizzera perché negatagli dal suo paese. E mentre l’Alta Corte di Londra rifiutava il trasferimento di Indy in Italia – senza quindi rispettare il desiderio dei genitori della neonata affetta da una patologia incurabile -, Sibilla si autosomministrava un farmaco letale per porre fine alla malattia che da dieci anni le procurava atroci dolori, onorando così le sue volontà.

Due storie diverse eppure terribilmente simili. Indy di soli 8 mesi e Sibilla di appena 58 anni, entrambe legate a doppia mandata alle cure farmacologiche per restare in vita. Sibilla non voleva l’accanimento terapeutico e rifiutava la sedazione profonda. Indy purtroppo non è in grado di comunicare ciò che desidera, a parlare per lei sono la mamma e il papà di parere contrario al Giudice inglese. A Sibilla la ASL ha negato la morte medicalmente assistita perché non avrebbe avuto tutti i requisiti previsti dalla sentenza n. 242/19 della Corte costituzionale, a rifiutare la richiesta dei genitori di Indy ci ha pensato il sistema giudiziario inglese. A Sibilla – secondo l’equipe medica – mancava il requisito della dipendenza da trattamento di sostegno vitale (nonostante fosse sotto ossigenoterapia e oppiacei); ai genitori di Indy è mancato un verdetto favorevole. A una è stato negato il diritto alla morte, all’altra il diritto alla vita.

“A Sibilla non interessava raccontare il suo tumore. Voleva parlare, appunto, di diritti, di cosa rappresentassero per lei e delle motivazione che l’avrebbero spinta a commettere una disobbedienza civile; come poi è accaduto. Questo audio diario parla di vita, della sua e di come intendeva viverla. Narra il diritto di scegliere. Sibilla, come molti prima di lei (Englaro, Welby, Dj Fabo), ha usato il proprio corpo per spronare un dibattito che esplode nella cittadinanza ma non arriva in Parlamento”. A parlare è Valentina Petrini, giornalista e autrice – assieme a Sibilla Barbieri – del podcast “Disobbedisco. L’ultimo viaggio per la libertà”, prodotto da One Podcast e disponibile su Spotify.

“Pochi giorni prima che si togliesse la vita, Sibilla ha registrato un appello rivolto alle istituzioni che ha già ottenuto 4 milioni di visualizzazioni. Nonostante questo, nemmeno una parola è uscita dai palazzi del potere sul suo caso. Una domanda che si è posto anche Vittorio (il figlio venticinquenne di Sibilla che l’ha accompagnata a Zurigo e che adesso rischia fino a 15 anni di carcere ndr). Come mai, mi ha chiesto, in pochi minuti è stato indetto un Cdm d’urgenza per assegnare a Indy la cittadinanza italiana e farle proseguire le terapie qui, mentre su mia mamma nessuno si è ancora pronunciato? Ed è quantomeno singolare che le due leader donne, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, ignorino l’appello di un’altra donna, madre e lavoratrice”.

Quello che Petrini auspica è che con questo ennesimo caso si possa arrivare prima o poi a una legge nazionale che regolamenti l’aiuto alla morte volontaria, senza dover ogni volta vedere rispettata la nostra Costituzione a colpi di sentenze e non attraverso l’esercizio politico.

“Amo la vita, sono innamorata della vita e non voglio soffrire. Non voglio suicidarmi, voglio sottrarmi con dignità all’ultima agonia” – a parlare, stavolta, è stata Sibilla Barbieri.

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