Sanremo si, Sanremo no, Sanremo che caos. Parafrasando la nota canzona di Elio e le Storie Tese “La Terra dei Cachi” quello che è successo intorno al festival più seguito dagli italiani è stato esattamente questo. Grande caos. Alla fine il Festival ci sarà, da martedì 2 a sabato 6 marzo. Amadeus e Fiorello intratterranno il pubblico a casa alternando canzoni in concorso a illustri ospiti.
In una regione che vede l’indice di positività al Covid19 attestarsi oltre l’8% e l’area di Sanremo registrare incidenze di contagio addirittura più alte, è quasi tutto pronto per accogliere in sicurezza tutti coloro che interverranno alla kermesse musicale più longeva d’Italia. In un festival in cui si era pensato prima ad un accesso contingentato, poi ad un accesso solo a chi fosse congiunto o vaccinato, alla fine si è optato per lasciare la platea vuota. Dopo tante polemiche legate al trattamento speciale e alle deroghe eventualmente concesse al Teatro Ariston e invece negate a tutti gli altri teatri del Paese costretti a tenere chiuse le loro porte, si è deciso di adottare le misure più stringenti possibili in modo da garantire la più alta sicurezza per tutti gli addetti ai lavori. Non solo. Il comune ha emanato anche una nuova ordinanza che vieta gli assembramenti davanti al teatro e agli alberghi che ospitano i cantanti. Addio dunque alle lunghe attese per veder firmato un autografo o farsi una foto abbracciati al proprio beniamino. Quest’anno si potrà solo passeggiare senza fermarsi.
Quello che dal suo stesso conduttore è stato già ribattezzato come il festival della rinascita durante il quale si farà di tutto per portare normalità e sorrisi nelle case dei telespettatori, ha già vissuto comunque giornate difficili con molti dubbi sollevati circa l’opportunità di svolgere ad ogni costo la competizione. Tra le prime voci a dar manforte al direttore artistico, anche lo storico maestro Beppe Vessicchio che all’Adnkronos ha oltre che rassicurarato i suoi fan sulla presenza alla guida dell’orchestra per la performance di Elena Faggi, ha confessato anche una speranza: “Che il giorno della finale, il 6 marzo, si possa annunciare agli italiani, proprio dal palco di Sanremo, la riapertura al pubblico con distanziamento di tutte le sale: i teatri, i cinema e le sale da concerto”.
Tra coloro che hanno sollevato dubbi, invece, non è passata inosservata la presa di posizione di Albano Carrisi: “Lo scorso anno il Covid ha ucciso Festival, non si è venduta una copia. Avendo a che fare con questa pandemia diventa un festival a metà e visto male e allora mi chiedo: non sarebbe meglio aspettare tempi migliori?”. Sulla stessa linea anche Sergio Cerruti – Presidente dell’Associazione Fonografici Italiani – che, dopo i primi casi di positività registrati tra i tecnici al lavoro per preparare l’evento ha dichiarato, “mi chiedo quando la ragione e i valori potranno superare gli interessi. Il diritto al divertimento non può superare il diritto alla vita e il bisogno di fare spettacolo non può tralasciare le responsabilità sociali, perché se la situazione dovesse sfuggire di mano, non abbiamo ancora capito chi avrà la responsabilità morale e legale di un qualcosa che sarebbe potuto essere evitato e gestito assolutamente in un’altra maniera”.