Cultura

Roma, mostre di oggi e di domani

10
Agosto 2022
Di Gianfranco Ferroni

A Roma è tornata la Fornarina
Dallo scorso martedì 9 agosto la celeberrima “Fornarina” di Raffaello è di nuovo visibile nella sala 9 di Palazzo Barberini a Roma, dopo essere stata prestata per la mostra “The Credit Suisse Exhibition: Raphael”, a cura di Matthias Wivel, in programma alla National Gallery di Londra dal 12 aprile al 31 luglio. In sua vece, dallo stesso museo londinese era arrivata ed esposta fino al 30 luglio la “Dama con lo Scoiattolo”, capolavoro di Hans Holbein. Lo scambio rientra nella strategia della direttrice delle Gallerie Nazionali Barberini Corsini, Flaminia Gennari Santori, che intende allargare, tramite queste proficue iniziative, l’offerta culturale dell’istituzione, valorizzando al contempo la collezione anche all’estero. Senza dimenticare che dallo scorso mese di maggio sono inseriti nel percorso espositivo di Palazzo Barberini i due dipinti entrati a far parte della collezione delle Gallerie Nazionali di Arte Antica grazie all’acquisizione da parte dello Stato, su indicazione del museo stesso: “La morte di Cleopatra” di Giovanni Lanfranco (Parma 1582 – Roma 1647) e il “Ritratto del Cardinale Antonio Barberini” di Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648). Lunedì 15 agosto le Gallerie saranno eccezionalmente aperte al pubblico in occasione della festività dell’Assunzione: le due sedi resteranno chiuse per osservare il giorno di riposo martedì 16 agosto.


La Galleria Borghese attende la “Meraviglia senza tempo”
E’ uno dei luoghi più visitati dagli amanti dell’arte, la Galleria Borghese di Roma. E dal prossimo 25 ottobre fino al 29 gennaio del 2023 l’istituzione museale presenterà la grande mostra “Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento”, a cura di Francesca Cappelletti e Patrizia Cavazzini. La rassegna, pensata per attirare l’attenzione del pubblico su questa produzione di oggetti singolari, si inserisce in un percorso di ricerca iniziato nel 2021 con l’approfondimento del tema della “Natura e del Paesaggio all’interno della collezione della Galleria”. È la collezione stessa, raccolta da Scipione Borghese nei primi tre decenni del Seicento, a presentare esempi di pittura su pietra di notevole interesse, mentre il contesto, la diversità di materiali impiegati nelle opere e la loro sintonia con le collezioni storiche non più esistenti di piante, animali e altre curiosità naturali, contribuisce a definire quel senso di meraviglia e di stupore che la accompagna da secoli. Con oltre 60 opere provenienti da musei italiani e stranieri e da importanti collezioni private, “Meraviglia senza tempo. Pittura su pietra a Roma nel Seicento” vuole raccontare, oltre all’ambizione all’eternità delle opere d’arte, del dibattito critico di un’epoca sensibile alla gara tra pittura e scultura, e anche di materiali primordiali, estratti dalle miniere, del loro percorso avventuroso fino alle botteghe degli artisti e fino al loro posto nelle collezioni, che diventano nuovi luoghi di questi dibattiti, in palazzi e ville con arredi sempre più ricchi, calamite per la produzione di beni di lusso. Il percorso, articolato in otto sezioni , comincerà con “La pietra dipinti e il suo inventore”, una necessaria premessa cinquecentesca che dimostra quanto l’uso di metalli e marmi come supporto alla pittura, la rendesse non solo capace di vincere il tempo, come la scultura, ma anche di rendere durevole la memoria di un personaggio: ce lo rivelano opere come il “Ritratto di Filippo Strozzi” (1550 circa) di Francesco Salviati, su marmo africano; quello di Cosimo de Medici (1560 circa) attribuito al Bronzino, su porfido rosso, e ancora il “Ritratto di Papa Clemente VII con la barba”, (1531 circa) di Sebastiano del Piombo. A partire dai primi decenni del Seicento, a seconda dei contesti geografici, la scelta dei materiali oscilla tra l’esigenza di garantire la conservazione delle opere e l’interesse per la capacità di questi materiali di evocare il soggetto stesso, di confrontarsi con l’antico e con le altre arti, partecipando alla costruzione del significato dell’immagine. E ci fermiamo qui, perché è meglio non svelare l’intero contenuto della mostra.