Cultura
Rastrellamento al Ghetto 2.0, Hamas come i nazisti a Roma 80 anni fa
Di Daniele Capezzone
Qualcuno cerca ancora di smorzare, di equiparare, di confondere, di offuscare. Lo schema è fin troppo scoperto da parte dei media e della politica che hanno un pregiudizio anti-Israele: premettere una rituale e retorica condanna dell’azione terroristica di Hamas di nove giorni fa, per poi accomunare Gerusalemme nel giudizio negativo imputandole una “vendetta sproporzionata”.
Il gioco si regge su una mistificazione: fingere di non capire cosa sia successo il 7 ottobre scorso.
L’altro sabato, l’atroce azione messa in campo da Hamas ha un precedente, il cui ottantesimo anniversario cade oggi, 16 ottobre: in quel giorno del 1943 ebbe luogo il rastrellamento al Ghetto di Roma per mano dei nazisti (tra gli altri furono orribilmente presi duecento bimbi).
Ottant’anni dopo, i nazislamisti di Hamas si muovono secondo lo stesso perverso disegno: eliminare ogni persona di religione ebraica, con un’asticella dell’orrore che sale non per caso ma in base a una volontà precisa e predeterminata.
Se sequestri ed esponi come trofei donne anziane; se stupri ragazze; se uccidi e decapiti bambini; se ne filmi degli altri nelle mani di terroristi che – probabilmente – ne hanno appena ucciso i genitori, tutto questo significa una sola cosa: che vuoi lo scontro totale, che dichiari una sfida letteralmente esistenziale contro Israele.
L’hanno capito quasi tutti: tranne gli illusi che ancora parlano di “mediazione”. E con chi lo fai il “tavolo”? Con tagliagole e decapitatori di bambini?