Cultura
Perché sono importanti gli eroi del calcio?
Di Carlo Mori
Sono tanti, troppi i protagonisti del calcio italiano a cui abbiamo detto addio negli ultimi mesi. Sono eroi di epopee agonistiche sui quali abbiamo collettivamente proiettato i nostri sogni di vittoria e di riscatto, scomparsi prematuramente davanti sfide insormontabili. Campioni che per una volta non hanno potuto vincere. Ma cosa sono per noi gli eroi dello sport? Sono innanzitutto simboli. I latini presero in prestito la parola symbŏlum dal greco sýmbolon, la sua radice significa mettere insieme, unire due parti distinte. Personalità come Sinisa Mihajlovic, Fabian O’Neill e Gianluca Vialli questo sono stati, simboli capaci di mettere insieme un gruppo di ragazzini, una tifoseria e forse ancora di più un popolo diviso nei suoi interessi che cerca e trova nei suoi eroi la ragione ultima per stare insieme, a guardarli. Campioni che uniscono ancora di più quando appendendo le scarpe al chiodo lasciano alla spalle le partigianerie della curva.
Atleti importanti per noi perché rappresentano delle storie a cui abbiamo dato un senso e premendo con i loro tacchetti sull’erba sono stati capaci di segnare un’epoca: i ruggenti anni a cavallo tra anni ‘80 e anni ‘90, nell’Italia manifatturiera, quella socialista, quella di Tangentopoli, nell’Italia Berlusconiana. Un’Italia fatta di protagonismo economico, grandi scandali e grandi divisioni. Gli eroi dello sport l’hanno trafitta con la loro classe e le loro vittoria.
Il serbo Sinisa Mihajlovic è stato il primo a lasciarci dopo un lunga malattia. È diventato il testimone delle guerre jugoslave, i conflitti che hanno insanguinato per un decennio la penisola balcanica dopo la dissoluzione della Jugoslavia nell’era post Tito. Vicini di casa, parenti, che da un giorno all’altro si trovarono a combattere uno contro l’altro accesi nella divisione interetnica: «Con la guerra non esistevano più i legami familiari: un mio cugino voleva buttare una bomba in casa, mentre mio padre stava guardando in tv la Stella Rossa di Belgrado. Si fermò solo perché in casa c’era anche suo fratello insieme a mio papà» raccontava Mihajlovic. Il suo status da atleta lo esonerò non senza difficoltà dalla divisa consentendogli di calciare con il piede sinistro le più belle punizioni del calcio italiano degli anni ‘90 con le maglie della Roma, della Sampdoria della Lazio e dell’Inter. In Italia vinse campionati e coppe, aggiungendo i trofei alla Coppa dei Campioni vinta con la Stella Rossa di Belgrado prima di arrivare nel nostro paese, unendo gli amanti dello sportpiùbellodelmondo da calciatore e da allenatore poi.
C’è Fabian O’Neill, il talentuoso numero 10 del Cagliari, arrivato dal piccolissimo Uruguay. Un campione che nonostante le sue fragilità si è fatto carico dell’ansia di riscatto di un’Isola che vive il senso dell’abbandono nei confronti di una nazione a cui tanto ha dato e poco si sente di ricevere. O’Neill eroe dei due mondi all’incontrario che ha unito nei dribbling una regione naufragante orfana dei grandi nocchieri della politica. Fabian ha aiutato i sardi a non pensare alla fine del mito della Sardegna mineraria e della Sardegna industriale, accompagnandoli nel doloroso passaggio al mito della Sardegna vacanziera, all’illusione del “si potrebbe vivere solo di turismo”. Un’emigrato in terra di emigranti.
Gianluca Vialli è l’ultimo “funerale allegro”, così ha desiderato per sé l’ultimo saluto il campione della Sampdoria e della Juventus. Gianluca Vialli ha rappresentato la spensieratezza degli anni anni ‘80, dell’Italia che ce la fa. Lui è partito da Cremona per prendere posto tra i più grandi calciatori del ventesimo secolo, tra i migliori italiani di sempre. Grazie a lui i blucerchiati hanno conquistato l’unico scudetto della loro storia e la Coppa delle Coppe, sotto la guida di Vujadin Boškov. A Genova uno scudetto mancava dagli anni 20, ad appuntarlo al petto era il Genoa, molto prima dei bombardamenti navali che distrussero una città. Genova, da sempre protagonista del Mediterraneo, che tornava a primeggiare grazie al suo eroe nella bella stagione 1990-91. A Vialli il mare mancherà molto, nonostante tutto continuerà a vincere. I grandi successi con la Juve e poi il la nuova veste di calciatore ambasciatore a Londra. Una delle prime icone del made in Italy nell’allora regno di sua maestà Elisabetta. Vincitore anche là. Proiezione dei sogni degli Italiani nel resto del mondo. Nonostante tutto il resto.