Cultura
Museo Unico Romano, una sfida per tutti, un’opportunità per la città
Di Piero Tatafiore
Carlo Calenda sa come “stimolare” un dibattito. Tra virgolette perché la sua vis polemica spesso esonda, facendo diventare una discussione una rissa. Ha spesso ragione, ma la polemica che solleva, soprattutto per i toni, rischia di offuscare il tema del dibattito. Insomma, a volte la forma rischia di nascondere la sostanza.
E’ quello che ci auguriamo non avvenga col dibattito sul Museo Unico Romano. Sollevato come tema da campagna elettorale, è divenuto immediatamente terreno di scontro, tra favorevoli e (fortemente) contrari. Di cosa si parla? Di unire 7 diversi musei romani sulla storia di Roma antica per concentrarli in uno solo, da realizzarsi in Campidoglio. Per supportare questa proposta, cita i dati dei visitatori: insieme i 7 musei raccolgono meno visitatori del solo Museo Egizio di Torino.
Bellissimo, per carità, ma forse la storia di Roma, a Roma, meriterebbe più pubblico. Ovviamente si è scatenato un dibattito su chi sia titolato a parlare di cultura e sul ruolo dei musei. In molti – soprattutto tra gli addetti ai lavori – sostengono che i musei non hanno come fine quello di attrarre pubblico, ma di tramandare la storia. Sarà, ma il fatto che l’unico museo romano tra i primi 20 al mondo sia quello dei Musei Vaticani, cioè in uno Stato autonomo, sembra qualcosa su cui lavorare.
Calenda sta conducendo una campagna gagliarda, come si dice a Roma, e ha il merito di porre temi concreti a cui con il programma per le elezioni comunali del prossimo ottobre prova a dare una risposta. La sua visione si scontra però spesso con quella di chi vorrebbe una città più ferma sugli allori. Il dibattito si è spostato sul timore che incutono i “museoni” alla British Museum di Londra o alla Louvre di Parigi. Ma se si vuole competere con queste capitali, bisogna ragionare in modo diverso, anche attraendo pubblico con un’offerta museale in grado di intercettare la domanda. Qualcuno teme l’”effetto Disneyland” della cultura. E’ un tema sempre molto presente e il rischio c’è. Ma ricordiamo anche che quando un ministro nei primi anni 2000 disse che con la cultura non si mangiava ci fu un coro indignato di molte anime belle. Con la cultura ci si può mangiare, e bene, ma bisogna anche tenere conto del pubblico, cercando di offrire ciò che il pubblico richiede.
Ignorare che i musei sulla storia dell’Antica Roma interessino a meno persone di coloro che sono interessati dai reperti egizi di Torino dovrebbe far scattare più di qualche campanello d’allarme. Palazzo Altemps, peraltro splendido, è visitato da appena 55.000 persone. Un turista in visita a Roma, per conoscere la storia dell’Antica Roma, difficilmente va oltre i Musei Vaticani, figurarsi se si avventura fino al Museo della Civiltà Romana all’Eur.
E’ quindi anche un discorso di comunicazione, lo è sempre. Quanto sarebbe più comunicabile e attrattivo un museo unico che illustra, testimonia, spiega la storia di Roma? Se un museo attrae visitatori dovrebbe essere una vittoria per tutti. Sarebbe bello se anche su questo si confrontassero i candidati, altrimenti nulla cambierà nell’eterna Roma e allora sarebbe una sconfitta per tutti.