Cultura
Minori, il 9 aprile è la prima giornata nazionale dell’ascolto
Di Ilaria Donatio
L’adolescenza non è un’emergenza, ma una responsabilità collettiva. È con questo spirito che l’Italia celebra per la prima volta oggi, 9 aprile 2025, la Giornata nazionale dell’ascolto dei minori, istituita con la legge 104 del luglio 2024: che nasce con l’intento di dare concretezza all’articolo 12 della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che riconosce a bambini e adolescenti il diritto di esprimere liberamente la propria opinione e di vederla presa sul serio. Non si tratta di un vezzo retorico, ma di una precisa responsabilità istituzionale e sociale. L’ascolto, in questo senso, è molto più di una buona pratica: è un presupposto fondamentale per la cittadinanza attiva, la costruzione dell’identità e l’esercizio consapevole dei diritti. E l’ascolto attivo rappresenta allora la leva per scardinare le disuguaglianze, per intercettare precocemente il disagio e per creare ambienti accoglienti, dove ciascun ragazzo possa sentirsi libero di raccontarsi, senza paura di essere giudicato.
Insomma, un appuntamento simbolico, ma tutt’altro che formale: un invito a fermarsi e porgere l’orecchio a chi, troppo spesso, parla senza essere ascoltato. Bambini e adolescenti chiedono spazio, voce, fiducia. E, soprattutto, presenza. Di adulti attenti, capaci di accogliere dubbi, fragilità e bisogni. Perché dietro ogni comportamento c’è un messaggio, e dietro ogni silenzio un grido d’aiuto.
Meloni: ascolto significa dare giusto valore e dignità alla persona
L’ascolto dei giovani è una “chiave di volta per costruire una società migliore. Ascoltare non significa solo sentire ma dare il giusto valore e dignità alla persona che abbiamo davanti. Significa aprire il proprio cuore e la propria mente all’altro, equivale a dire ‘io ci sono per te’. Un messaggio potente e per certi versi rivoluzionario. Soprattutto in un’epoca come la nostra che ci ha disabituato all’ascolto“. Così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un messaggio inviato in occasione della Giornata nazionale dell’ascolto dei minori.
L’indagine dell’Istituto Demopolis
Secondo una recente indagine dell’Istituto Demopolis per Con i Bambini, quasi 8 genitori su 10 temono per il futuro dei propri figli. Le preoccupazioni si distribuiscono tra salute mentale, dipendenza da dispositivi digitali, violenza giovanile e bullismo. Una fotografia a tinte cupe, ma anche un punto di partenza per costruire una società più attenta alle nuove generazioni. È in questo contesto che nasce l’esigenza di una giornata dedicata all’ascolto: non un semplice evento celebrativo, ma un segnale politico e culturale per rimettere i più giovani al centro del dibattito pubblico e delle scelte istituzionali.
L’inquietudine degli adulti
C’è una verità che emerge prepotente dai numeri: l’infanzia e l’adolescenza italiane sono accompagnate da una crescente inquietudine adulta. Il 64% teme per la loro salute fisica o mentale, mentre l’83% è preoccupato dalla dipendenza da smartphone, tablet e internet. Rispetto al 2019, l’attenzione a questi temi è aumentata in modo significativo: la consapevolezza c’è, ma non basta. Il 75% degli italiani segnala l’aumento di episodi di violenza giovanile e baby gang, mentre il 72% teme bullismo e cyberbullismo. Ancora più allarmante è il dato relativo al consumo di alcol e droga tra i minori, cresciuto di 21 punti in cinque anni, fino al 67% di percezione del rischio. Ma non finisce qui: il 62% ritiene preoccupante il basso rendimento scolastico e il 59% denuncia un impoverimento del linguaggio, sintomo di un disagio culturale più ampio, che investe anche la capacità comunicativa e relazionale dei giovani.
La scuola non convince
Non si tratta solo di statistiche: dietro ogni percentuale ci sono storie, famiglie, vite. Circa 4 genitori su 10 temono che i propri figli si sentano soli o abbiano difficoltà a costruire relazioni con i coetanei. Questo senso di isolamento, esploso dopo la pandemia, continua a riverberarsi nell’esperienza quotidiana di migliaia di adolescenti. Eppure, a fronte di tale emergenza relazionale ed educativa, solo il 9% degli italiani crede che la scuola garantisca oggi pari opportunità di apprendimento per tutti.
