Cultura
Migrare in casa
Di Adriano Metz
Virginia della Sala, una delle punte di diamante della redazione de Il Fatto Quotidiano, si presenta al mondo dell’editoria non in punta di piedi, ma con forza, con un libro scomodo. Come ha fatto con il giornale, dove ha imposto il tema ambientale nella cronaca, nell’economia e in tanti altri scomparti redazionali, mostrando che il cambiamento climatico è ovunque: c’è chi vuole vederlo e chi no.
Sempre più spesso la cronaca si occupa degli effetti devastanti delle calamità naturali su infrastrutture e persone. Capita che per giorni interi sulle pagine di cronaca e approfondimento e nei telegiornali non si parli d’altro, come di recente è avvenuto in Italia per le alluvioni in Emilia Romagna o nelle Marche e, a livello internazionale, per gli incendi in California.
Della Sala parte da qui. E chiede: «Cosa succede in quei luoghi quando le telecamere vanno via?». Cosa ne è di quelle persone dei cui destini (se pur per poco) si era preoccupato un Paese intero? Nell’Italia dei paradossi, le vittime, gli eroi, gli angeli delle alluvioni diventano poi gli sfollati, costretti a lasciare casa e affetti nell’indifferenza generale. Costretti, appunto, a “Migrare in Casa”, che è il titolo del libro, edito da Edizioni Ambiente.
Della Sala si muove tra cifre, numeri e dati che messi in fila formano l’anatomia della crisi italiana, un caso di studio mondiale per quanto riguarda il cambiamento climatico. Piove sempre meno, e spesso la pioggia recupera con gli interessi distruggendo aziende agricole, campi e macchinari. Tutto ciò ha una ricaduta non solo morale ma anche economica sul sistema Italia. Eppure non si riesce a fare prevenzione. Come ci fa piacere ricordare d’estate che l’Italia in fondo è un Paese esotico (sentendoci meno poveri a fare le vacanze a pochi km da casa), così bisogna ricordarlo anche d’inverno, perché i migranti climatici li abbiamo in casa. E «quando saremo noi i migranti climatici, quando saremo tutti migranti, dove sposteremo l’Italia?». Prefazione di Marco Travaglio, postfazione del presidente di Legambiente Stefano Ciafani.
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