Cultura

“L’ora della verità”: presentato il Rapporto ISPI 2025

07
Febbraio 2025
Di Ilaria Donatio

Quello nel quale ci troviamo oggi può essere considerato un momento della verità, destinato a mettere alla prova tutti i principali attori e a sommuovere tutte le principali dimensioni delle relazioni internazionali. Così, il Rapporto ISPI 2025 che ha proprio come titolo “L’ora della verità”, presentato ieri a Milano.

La vulnerabilità della convivenza internazionale
La crisi dell’ordine internazionale è precipitata, negli ultimi cinque anni, nella sfortunatissima successione della pandemia del Covid-19, della guerra in Ucraina e di quella in Medio Oriente,
sembra essere sprofondata nell’ultimo anno in una drammatica impasse. E a maggior ragione con le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti e il ritorno di Trump alla Casa Bianca, è stato introdotto in questo fragilissimo equilibrio un altro elemento di imprevedibilità e, prevedibilmente, di tensione: il continuo richiamo alla “sovranità” domina la retorica e gli orientamenti del nuovo presidente. Sovranità in senso economico, intanto, con l’accento sulla re-industrializzazione e sull’emancipazione degli Stati Uniti dalla loro dipendenza da supply chains transnazionali; in senso securitario, con il già preannunciato irrigidimento dei rapporti non soltanto con l’avversario per eccellenza, la Cina, ma con gli stessi alleati; e in senso politico-ideologico, infine, con il richiamo al recupero del controllo sul territorio e sulla stessa identità americana.

La crisi delle relazioni politiche e diplomatiche
Questo crinale – una parola che, dicono gli autori – non a caso, ha la stessa radice della parola “crisi”, riguarda prima di tutto le relazioni politiche, diplomatiche e strategiche. Poi, investe le vulnerabilità della dimensione giuridica della convivenza internazionale, con le norme del diritto internazionale umanitario, ripetutamente violate tanto nel conflitto internazionale russo-ucraino quanto nelle operazioni militari seguite all’attacco terroristico di Hamas e alla risposta armata di Israele. 

E quella delle relazioni economiche
Quindi, un’ora della verità sembra attendere anche le relazioni economiche internazionali, a cominciare dal terreno commerciale: con la seconda elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti vedremo molto presto se la globalizzazione continuerà il suo corso e se gli scambi internazionali manterranno i livelli attuali. Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca preannuncia, infatti, un periodo di forti tensioni commerciali a livello transatlantico. Per cercare di evitare che queste tensioni sfocino in una vera guerra commerciale, osservano gi autori, l’Unione potrebbe impegnarsi già da ora a venire incontro alle recriminazioni americane aumentando le importazioni statunitensi di alcuni prodotti, in primis il gas naturale liquido, gli armamenti e i prodotti agricoli. Ma qualora anche ciò non si rivelasse sufficiente, l’UE potrebbe trovarsi costretta ad adottare contromisure.

La transizione ecologica in crisi
Un passaggio critico lo sta vivendo anche la cosiddetta transizione ecologica, con gli ambiziosi obiettivi dell’Unione europea di decarbonizzare anche i settori non elettrificabili: che rende già problematico l’obiettivo di decarbonizzazione del 55% al 2030 ma, a meno di miracoli tecnologici, sembra rendere del tutto irrealistica la riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040.

Le relazioni tra Usa ed Europa
L’ora della verità sembra incombere sulle relazioni tra America ed Europa. E sebbene sia difficile prevedere quale approccio la nuova amministrazione americana sceglierà di adottare nei confronti degli alleati europei, è probabile che essa insista sulla necessità di ritoccare verso l’alto il target per la spesa militare nazionale degli alleati.

L’ex motore d’Europa
Rispetto al Vecchio Continente, un capitolo del Rapporto ricostruisce il malessere che abbraccia in misura maggiore o minore tutte le democrazie europee, e del quale la diffusione dei partiti populisti è soltanto una manifestazione, sebbene la più appariscente. Ma si concentra, in particolare, sui due paesi che hanno tradizionalmente costituito il motore del processo di integrazione, la Francia e la Germania. Per constatare, appunto, come anche la tenuta di questo motore sia diventata problematica. Perché entrambi i paesi sono in forte difficoltà, economica (la Germania) e politica (anche la Francia).

La guerra in Ucraina
La coesione dell’Unione Europea continuerà a essere messa alla prova, infine, dalla guerra in Ucraina: tanto per cominciare, perché anche su questa materia Donald Trump ha ripetutamente promesso una rottura rispetto all’amministrazione precedente, sottolineando la necessità di una fine immediata delle ostilità – anche senza passare necessariamente da una “pace giusta” in favore dell’Ucraina. In secondo luogo, perché tutti i sondaggi indicano una crescente stanchezza delle popolazioni ucraine e russe e una loro maggiore apertura verso una fine negoziata del conflitto. Ma sulla strada della pace permangono enormi incognite.

MO, Cina e Usa
Incertezze non minori gravano anche sull’altra guerra in corso, quella in Medio Oriente: e anche se gli eventi dell’ultimo anno sembrano avere rafforzato la posizione politico-militare di Israele, tutto ciò non basta a cancellare il risultato politico già ottenuto dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, cioè il ritorno della questione palestinese sull’agenda internazionale.

Infine è l’intero complesso delle relazioni internazionali a trovarsi in bilico. A cominciare, naturalmente, dall’asse che negli ultimi anni si è imposto come il più importante di tutti, le relazioni sino-americane, con il delicato passaggio che la Cina sta già attraversando sia sul versante politico che su quello economico, alla vigilia del nuovo corso della politica estera di Donald Trump. Su scala globale, è evidente l’interesse di Pechino a un contesto internazionale meno conflittuale e ostile, data la dipendenza dell’economia cinese dalla domanda esterna, visto che i consumi interni non decollano e uno stimolo economico non è realistico a causa dell’eccessivo indebitamento. Ma l’ambizione cinese di diventare leader globale in settori come l’intelligenza artificiale e le energie rinnovabili si scontra con i tentativi americani di limitare l’accesso di Pechino a tecnologie avanzate e risorse strategiche.

La Cina e l’America Latina
Ma la Cina ha anche un rapporto ambivalente con il cosiddetto Sud Globale che, in particolare i Brics, occupano un posto sempre più rilevante nella politica e nell’economia internazionale. Ma il 2025 si rivelerà probabilmente decisivo anche per l’America Latina con i due modelli alternativi di sviluppo politico ed economico promossi, in Argentina, dall’ultraliberista Javier Milei e, in Brasile, dal socialista Luiz Inácio “Lula” da Silva.

C’è un filo rosso che – il Rapporto lungo i 13 capitoli in cui si snoda – sembra attraversare la contingenza storico-politica di ogni parte del mondo in questo inizio d’anno. Gli autori lo spiegano con queste parole: “La tenace non coincidenza tra dinamiche globali e dinamiche regionali è l’aspetto più appariscente del nostro momento storico. Nonostante tutte le tensioni e le guerre degli ultimi anni, il sistema internazionale rimane lontanissimo dalla semplicità diplomatica, strategica e ideologica della guerra fredda. L’ora della verità non è l’ora della scelta tra un campo e l’altro o, almeno, non lo è ancora. Evitare questo esito sarà la sfida politica e diplomatica dei prossimi anni”.