David Sassoli, Presidente del Parlamento Europeo, in una lettera aperta pubblicata questa mattina su La Repubblica avverte “La Giornata internazionale della donna quest’anno non ammette retorica. I dati sono chiari, e le misure adottate dai governi europei hanno acuito il divario di genere in termini di disoccupazione, peso del lavoro domestico, sicurezza finanziaria e autonomia personale. Le donne sono state le prime a perdere il lavoro e a finire in cassa integrazione”. È dunque evidente che il tema della gender equality, che rappresenta il numero 5, dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals, o SDGs) indicati dalle Nazioni Unite, è ancora lontano dall’essere conseguito completamente.
La giornata internazionale della donna, torna a ricordarci puntuale, che la strada da percorrere è lunga, e quest’anno porta con sé il ricordo di quelle ore di grande sconvolgimento, che un anno fa preannunciavano il lockdown nazionale. Abolito il patriarcato, indossate le minigonne, ottenuto il diritto al divorzio, all’aborto, l’emergenza da Covid-19 ha palesato a tutte le donne che la parità è qualcosa di estremamente facile da perdere e difficile da riconquistare.
Dati alla mano, la crisi dovuta alla pandemia, ha cancellato 4mila imprese a guida femminile e nel 2020 su 444mila lavoratori in meno, ben 312mila sono state donne. Le risorse del Next Generation EU ci offrono l’opportunità di puntare sull’occupazione femminile e di porre la questione tra le priorità dell’agenda politica, per riportare l’Italia ai livelli della media europea.
Inoltre, il Presidente del Parlamento Europeo aggiunge “Non avremo nessuna transizione verde, digitale se essa non sarà più equa in termini di parità di genere”. Quest’anno l’8 marzo restituisce dunque un quadro dalle numerose luci e ombre, con donne profondamente cambiate: c’è lei lavoratrice che ha perso il lavoro, ma c’è anche lei ragazza che una volta terminata l’emergenza cambierà vita, ci sono loro influencer impegnate e digitali, ci sono nuove leader e voci più consapevoli e ci sono quelle mamme che hanno raddoppiato il lavoro tra le mura domestiche e si dividono tra la DAD e la cura del nucleo famigliare. La crisi è rottura e opportunità e in questo senso deve costituire la porta di accesso al cambiamento.
L’Italia ha fatto passi avanti sul numero di donne in Parlamento (sono il 35,6%) e di dirigenti “rosa” (38,4%). È invece ancora fanalino di coda in Europa per numero di donne con elevata istruzione (20,1%) e per tasso di occupazione femminile (50,1% nel 2019, sceso a 48,5% nel terzo trimestre 2020, contro il 67,5% dei maschi).
C’è dunque bisogno di interventi che incidano su politiche e leggi – senza trattare le donne come soggetti della riserva da proteggere – che producano effetti sul gap salariale, sull’autonomia e sulle competenze finanziarie, sulla distribuzione dei lavori di cura, sulla rimozione, fin dalla scuola, degli stereotipi – ma senza trattare le donne come soggetti deboli proteggere -. La parità non è una minaccia, ma un’opportunità di crescita a vantaggio di tutti, infatti è ormai un dato confermato che con più donne al lavoro c’è maggiore scelta, le disuguaglianze si riducono e il tasso di natalità aumenta. È innegabile che la valorizzazione delle differenze è cultura, è investimento per il futuro. Le donne hanno pertanto, oggi il potere di cambiare le cose, bisogna solo esserne consapevoli e lasciare il passo a una nuova Primavera.