Cultura

La Grande Guerra della Cultura: il futurismo come specchio del Novecento

25
Febbraio 2025
Di Beatrice Telesio di Toritto

Sabato 22 febbraio, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma si è trasformata in un vero e proprio laboratorio di idee con il convegno “La Grande Guerra della Cultura”. Un evento che ha mescolato storia, politica e arte per raccontare il turbolento inizio del Novecento e il Futurismo come specchio di un’epoca in fermento. Organizzato dalla Fondazione Magna Carta nell’ambito della mostra “Il tempo del Futurismo”, il convegno ha visto la partecipazione di storici e accademici che hanno affrontato il tema con competenza e approfondimento.

La mostra ha fornito il contesto perfetto per il convegno, offrendo ai visitatori un percorso immersivo attraverso le opere e i manifesti che hanno segnato questa avanguardia artistica. Attraverso dipinti, sculture e documenti originali, l’esposizione ha raccontato l’evoluzione del Futurismo, dalle sue prime manifestazioni nel 1909 fino alla sua interazione con il clima politico degli anni successivi. Le opere di Boccioni, Carrà, Balla e Severini e altri protagonisti del movimento hanno restituito la potenza visiva e l’energia di una corrente che ha fatto della velocità, della tecnologia e della modernità i suoi principi cardine.

La mattinata si è aperta con un’analisi approfondita di Giovanni Orsina (Luiss Guido Carli), che ha dipinto un quadro vivido dell’Italia giolittiana, stretta tra le spinte neutraliste e l’ardore interventista. Secondo Orsina, la prudenza di Giolitti ha finito per apparire come un segno di debolezza, lasciando spazio a chi chiedeva una svolta radicale. Perfetto, quindi, il terreno per il Futurismo, che proprio nel rifiuto del passato e nella celebrazione della modernità ha trovato la sua essenza.

Mostra Il Tempo del Futurismo – Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea
3 dicembre 2024 – 27 aprile 2025

Il secondo a prendere la parola è stato Gaetano Quagliariello (Dean della Luiss School of Government), che ha acceso i riflettori sulle conseguenze politiche della Grande Guerra. L’instabilità dei governi democratici dell’epoca, ha spiegato, ha dato linfa alla crescita del fascismo, alimentando le critiche alla democrazia liberale. Un’epoca di tensioni e frustrazioni che il Futurismo ha saputo interpretare con il suo linguaggio audace e rivoluzionario.

Lorenzo Benadusi (Roma Tre) ha poi offerto un’immersione nel vissuto dei soldati in trincea e nel modo in cui l’esperienza della guerra ha cambiato il loro approccio all’arte e alla cultura. La guerra ha spezzato le certezze e trasformato il linguaggio artistico: ritmi frenetici, immagini frammentate e una tensione palpabile che rispecchiava il mondo in subbuglio. Il Futurismo, con la sua celebrazione della velocità e della macchina, non poteva che essere il manifesto perfetto di quell’epoca.

Il dibattito è poi continuato anche nel pomeriggio. Eugenio Capozzi (Università Suor Orsola Benincasa) ha illustrato le divisioni nel mondo cattolico tra chi vedeva la guerra come una disgrazia e chi la considerava un’opportunità per rafforzare il ruolo della Chiesa nella società. Subito dopo, Simona Colarizi (Università La Sapienza) ha analizzato il terremoto politico della sinistra italiana dopo la Rivoluzione Russa, mettendo in luce la spaccatura tra socialisti riformisti e rivoluzionari.

Spazio anche all’arte con Monica Cioli (Scuola Normale Superiore di Pisa), che ha raccontato come il Futurismo non fosse solo una corrente artistica, ma un movimento che ha influenzato il dibattito politico e culturale. Infine, Alessandra Tarquini (Università La Sapienza) ha chiuso il convegno con una riflessione sui due manifesti futuristi e sulle diverse sfaccettature del movimento, tra innovazione estetica e ambizioni politiche.

Un incontro denso, appassionante e pieno di spunti, che ha mostrato come la “grande guerra della cultura” non sia solo un capitolo di storia, ma un processo ancora in corso. In un mondo sempre sospeso tra passato e futuro, tradizione e rivoluzione, il Futurismo resta una lezione attuale: un grido di sfida, un inno alla modernità che non smette mai di risuonare.

Articoli Correlati