Chi fa il mestiere di giornalista è spesso testimone della storia, trovandosi a narrare episodi politici. A qualcuno, più bravo o più fortunato, capita addirittura di essere artefice della Storia, con la S maiuscola. È quello che è successo a Riccardo Ehrmann, corrispondente ANSA da Berlino, il 9 novembre del 1989. Già, proprio “quel” 9 novembre, forse la più importante data del dopoguerra, quando cadde il Muro di Berlino. Ehrmann è stato il detonatore, la scintilla che ha permesso l’esplosione della felicità, la caduta del Muro.
Avvenne quasi casualmente. A cavallo tra l’estate e l’autunno del 1989 la Germania dell’Est (Repubblica Democratica Tedesca), era in fibrillazione in seguito alla perestrojka di Gorbachov, l’Ungheria aveva aperto le frontiere con l’Austria e il governo della RDT si era appena dimesso, con Honecker che lasciava dopo 13 anni il vertice.
Il muro, costruito nel 1961 per evitare che i tedeschi dell’Est scappassero nella Repubblica Federale Tedesca, diventava ogni giorno di più simbolo di oppressione, soprattutto dopo la grande manifestazione del 9 ottobre a Lipsia, in cui migliaia di tedeschi avevano rivendicato libertà, soprattutto di movimento. Già, perché allora non era possibile uscire dalla Germania Est e chi lo faceva perdeva la cittadinanza e il diritto a ritornare in Patria. Per allentare la pressione il governo della RDT decise di permettere la circolazione dei cittadini dell’Est anche all’estero, ma non aveva ancora diffuso la notizia.
Così una conferenza stampa che si apprestava ad essere noiosa come sempre, divenne storica. Ehrmann chiese a Gunther Schabowski, portavoce del Governo della RDT, se intendessero fare qualcosa di più per assecondare le richieste di libertà di movimento dei cittadini dell’Est e Schabowski rispose che “tutti i cittadini tedeschi orientali potevano varcare tutte le frontiere, senza passaporto”. “Vale anche per Berlino Ovest?”, chiese Ehrmann. “Sì, per tutte le frontiere“, fu la risposta.
Ma ancora non era sufficiente per fare la Storia, mancava la domanda deflagrante, sono le 18.53 del 9 novembre: “Ab wann?”, chiese Ehrmann, da quando? “Ab sofort”, rispose titubante Schabowski, “da subito”. Era la scintilla, il via libera. I giornalisti presenti in sala stampa si precipitarono a battere la notizia. Ehrmann la batterà con una ventina di minuti di ritardo, i suoi superiori erano increduli, volevano conferme.
(The Watcher è in grado di farvi vedere l’ANSA originale come battuta da Ehrmann allora)
Intanto la notizia cominciò a girare, i cittadini tedesco orientali cominciarono a raggiungere la frontiera con l’Ovest. Alle 21.20 le guardie di frontiera, rimaste senza ordini, lasciarono passare i primi cittadini all’Ovest, alla fine della giornata furono 20.000, principalmente dal ponte Bösebrücke.
La cortina di ferro era caduta, il Ponte delle Spie tornava ad essere il Ponte dei Sospiri. La Germania si riunificherà di lì a poco e inizierà un difficile percorso democratico per tutto il blocco orientale. Il muro verrà smantellato definitivamente pochi mesi dopo, ma la prima picconata avvenne grazie a un cronista che pose la domanda giusto al momento giusto.