Cultura

Indiani del Canada, un conflitto irrisolto, il libro di Pierdavid Pizzochero

12
Marzo 2025
Di Adriano Metz

Con Kill the Indian, Save the Man (Uccidi l’indiano, salva l’uomo), Pierdavid Pizzocchero aggiunge un nuovo tassello alla costruzione del mondo post-coloniale, che le democrazie liberali e i loro studiosi stanno ancora faticosamente cercando di edificare.

Pizzocchero, che ha soggiornato alla Maison du Canada a Parigi e ha studiato a fondo le narrazioni che seguono le violenze di massa, racconta come i white collars di Ottawa, con l’appoggio della Chiesa, siano riusciti a tramandare un’immagine pulita e candida di sé stessi, pur avendo portato avanti un genocidio fisico e culturale iniziato nell’Ottocento e conclusosi, in via definitiva, soltanto negli anni Novanta del Novecento.

Non è però l’Occidente in senso generico la modernità, il positivismo o magari Pat Garrett a essere sul banco degli imputati. Non è l’Occidente che avanza con la promessa dell’ignoto, come fa Ulisse, ma quello che mente, odia e crea immaginari collettivi in cui la sopravvivenza di una cultura passa attraverso l’annientamento di un’altra.

Proprio nella frase “Kill the Indian, Save the Man”, pronunciata nel 1892 durante un convegno a Denver dal capitano dell’esercito statunitense Richard Henry Pratt a proposito del trattamento da riservare ai nativi, si trova il principio cardine di tutte quelle politiche che mirano a distruggere una cultura, sia essa indiana, meticcia o inuit. Un cappello a falda larga, sotto il quale Pizzocchero, con piglio scientifico, non assolve neanche i contemporanei: sotto esame passano anche La casa dei ricordi, film del 1999, e Chiamatemi Anna, serie Netflix del 2017.

Se il primigenio Kill the Indian, Save the Man, scritto nel 2004 da Ward Churchill, professore alla University of Colorado, si concentra sull’America, sul problema delle scuole coloniali, degli abusi e del quantum di sangue puro, Pizzocchero amplia la prospettiva, portando una varietà di prove a sostegno della sua tesi. Non solo registri e cronache storiche che documentano come le chiese canadesi abbiano catturato bambini indiani nella rete del residential system e come funzionassero le boarding schools, ma anche una multimedialità di fonti che include fumetti, documentari, partite di hockey, canzoni, romanzi e fiabe, intrecciando riferimenti che spaziano da Joe Sacco a Clint Eastwood ed Ennio Flaiano.