Cultura
Gian Maria Tosatti, l’artista giusto al momento giusto. Si “prende” Biennale e Quadriennale
Di Alessandro Caruso
Al di là delle piccole polemiche e invidie che si sono annidate dietro questa duplice notizia, la verità è una: Gian Maria Tosatti è l’artista scelto dal curatore Eugenio Viola per rappresentare l’Italia al Padiglione Italia della prossima Biennale di Venezia, in programma dal 23 aprile 2022. E Gian Maria Tosatti è stato appena nominato direttore artistico della Quadriennale di Roma. La domanda sorge spontanea: chi è Gian Maria Tosatti? È un artista romano classe 1980, ma con base un po’ zingara (Napoli, Roma, New York). Uno di quelli che è difficile etichettare perché molto trasversale nella sua organizzazione professionale: si muove con disinvoltura dal Maam, la “barricata” romana dove l’arte è il braccio armato dell’inclusione sociale, alla storica e autorevole galleria napoletana Lia Rumma, che lo rappresenta. Insomma è un artista votato al dialogo interistituzionale. Quello che non cambia mai è la sua poetica. I suoi progetti sono indagini a lungo termine su temi legati al concetto di identità, sia sul piano politico che spirituale. Il suo lavoro consiste principalmente in grandi installazioni site-specific concepite per interi edifici o aree urbane. La sua pratica coinvolge spesso le comunità connesse ai luoghi in cui le opere prendono corpo. Ma Gian Maria Tosatti è anche un giornalista e scrittore, collabora con il Corriere della Sera e con la rivista Opera Viva e scrive saggi sull’arte e la politica.
Insomma Gian Maria Tosatti è un profilo molto nuovo nel panorama dell’arte contemporanea italiana, un artista con una visione sociale e politica, oltre che artistica. Uno che sa organizzare, coinvolgere, comunicare, influenzare. Caratteristiche che ne fanno, inevitabilmente, un potenziale valido manager, adatto a portare avanti la direzione artistica di un’istituzione storica e importante quale la Quadriennale di Roma. Ma senza, per questo, affievolire o ibridare la sua dignità artistica. È raro trovare figure così. Un altro come lui è Cesare Pietroiusti, artista classe ‘55, uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale, oggi direttore del Palaexpo.
E chissà che non sia proprio questa la chiave per sdoganare finalmente l’arte contemporanea e renderla un asset importante, efficace e strategico in cui tornare a credere. Responsabilizzare gli artisti, per farne la figura di collegamento tra istituzioni, musei, società e movimenti artistici.
«Questo incarico, arrivato quasi simultaneamente alla mia designazione per il padiglione italiano alla Biennale di Venezia sembra il secondo movimento di un unico respiro – ha detto Gian Maria Tosatti -. Nel mio percorso, l’impegno, a volte faticoso, a volte esaltante, di stimolare la costruzione di dialoghi solidi e critici fra gli artisti è stato una linea di condotta costante. Non ho mai pensato che si potesse scrivere una sola pagina di storia dell’arte che fosse una storia di solitudini. La storia dell’arte è una sinfonia di confronti, serrati, aperti, illuminanti. Questo terrò a mente nel dar corso ad una prospettiva esaltante che torna a responsabilizzare fortemente la figura di un artista».
Per quanto riguarda la Quadriennale il prossimo novembre sarà presentata la nuova programmazione, che muoverà dalle linee di indirizzo stabilite dal Consiglio di Amministrazione della Fondazione: una linea di attività dedicata alla ricerca e alla promozione dell’arte emergente; iniziative di formazione e di aggiornamento professionale nell’ambito delle arti contemporanee; iniziative volte alla creazione di rapporti stabili di collaborazione con istituzioni analoghe all’estero; iniziative di comunicazione, ricerca e formazione relative al mondo delle tecnologie digitali e di rete.
Quanto alla Biennale non si sa molto ancora. Ma non è da escludere che Tosatti, impregnato di capacità di analisi qual è, non decida proprio di interrogarsi e interrogare il pubblico internazionale proprio su questo tema.