Cultura

Il potere nelle immagini dei fotografi ufficiali

28
Aprile 2023
Di Flavia Iannilli

Il re è nudo. La favola pubblicata nel 1837 da Hans Christian Andersen “I vestiti dell’imperatore” non ha una morale che si limita all’attenzione dei più piccoli. Non a caso la frase in questione – il re è nudo- viene spesso utilizzata nel mondo della politica per sottintendere una verità taciuta con l’obiettivo di compiacere il potere. L’elefante nella stanza espresso nella fiaba di Andersen fa certamente riferimento alla purezza degli innocenti alla quale però si giunge veicolando la boria dell’imperatore.

Quello della vanità è un particolare che nel tempo non è sceso dal palco del potere, istituzionale e non, ma sicuramente si è evoluta. Se da una parte l’abitudine dei leader del passato soleva nel farsi ritrarre in pompose e maestose raffigurazioni, basti pensare ai sovrani a capo delle monarchie; dall’altra c’era la necessità di far arrivare la percezione di timore e rispetto.

Con l’avvento della democrazia l’approccio cambia e dirotta verso la ricerca del consenso popolare. Ma per quale strumento passa la ricerca dell’autorevolezza al posto dell’autorità? La stretta connessione tra immagine e potere rimane la costante su cui il tempo non ha allungato le mani; ad oggi, con i social che guidano il plotone d’esecuzione, la fotografia è l’arma impugnata per fare colpo sulla moltitudine.

Per quanto sia possibile cadere nella banalità in realtà basta pensare alle polemiche attorno alla copertina del TIME Magazine pubblicata il 27 giugno del 1994 (An American Tragedy). La foto scelta riguardava la stretta attualità dell’epoca: il caso O. J. Simpson, l’immagine del giocatore di football americano e attore statunitense era stata ritoccata con quello che oggi più comunemente chiameremmo filtro scurente per colpire i lettori con un impatto nettamente più negativo.

Nel caso dei leader non sono tanto le correzioni a fare la differenza ma i gesti in cui vengono ritratti. E in questo caso le foto degli incontri istituzionali all’interno di sontuosi palazzi di rappresentanza non danno l’effetto desiderato. A colpire sono le immagini di un italianissimo Mussolini che partecipa alla raccolta del grano o di un George W. Bush con i piedi sulla scrivania; chi preso dalla stanchezza non si è lasciato andare almeno una volta mettendo i piedi sul tavolo di casa?! Rimane sicuramente impresso se il mobile in questione è un regalo della Regina Vittoria posto nello studio ovale durante la presidenza Kennedy sotto consiglio della moglie Jackie.

Il successo di foto scattate in scene di vita quotidiana o semplicemente meno formali restituiscono un ricordo umano che avvicina i protagonisti della storia contemporanea ai più. Ma chi sono gli addetti ai lavori? L’obiettivo di cristallizzare l’immagine di un leader passa per i fotografi ufficiali dei grandi della Terra. Un ruolo che alcuni leader, sia al potere sia in campagna elettorale, hanno deciso di inglobare all’interno del proprio staff; in modo particolare nei paesi di stampo anglosassone.

Ma chi sono i fotografi ufficiali che modellano la reale e non più fiabesca nudità del re? Adam Scotti a soli 25 anni iniziò il suo mandato a fianco del primo ministro canadese Justin Trudeau. Stando ad alcune indiscrezioni si dice che il giovane fotografo ufficiale trascorra 18 ore al giorno a rubare attimi, o a crearne, al leader canadese. Dalle chiamate internazionali, passando per la congiunzione tra famiglia e lavoro, per poi arrivare ad un’espressione stanca mista allo sconforto.

Una posa simile che ha intasato i social media per molto tempo e che ha lasciato ampio margine ai meme è quella scattata da Soazig de La Moissonnière, la fotografa ufficiale di istanza all’Eliseo. La foto in questione catturata il 9 febbraio 2022 ritrae il presidente Macron in piedi dietro la sedia presidenziale appoggiato con le braccia tese sullo schienale, sguardo basso, testa china.

Fin de réunion et presque fin de journée” – “Fine della riunione e quasi fine della giornata” – recita il copy di Instagram; 15 giorni prima dell’invasione dell’Ucraina qualcuno commenta “il peso della responsabilità” e di impatto, nonostante la sontuosità della cornice, arriva il peso di un ruolo portato da un uomo, arriva l’umanità. Una sensibilità che spesso ha dell’esilarante, occasione che de La Moissonnière non si è fatta sfuggire durante la visita in Polinesia francese. L’immagine di Macron ricoperto dalle ghirlande di fiori è stata vittima di più fotomontaggi, satira o meno, si tratta di una rappresentazione che rende il presidente francese estremamente avvicinabile alle persone comuni.

Se da una parte c’è chi rimane sul profilo strettamente istituzionale come il fotografo ufficiale di Palazzo Chigi, Filippo Attili; dall’altra è necessario menzionare Pete Souza, noto ai più per essere stato il fotografo della Casa Bianca durante la presidenza Obama, colui che ha trasformato l’Instagram opportunity in Instagram presidency.

Il lavoro pioneristico di Souza, coinciso con l’esplosione dei social media, è stato riconosciuto sia per mole e qualità di contenuti sia per l’immediata reperibilità online. La capacità di immortalare la leadership politica in momenti intimi la fa apparire alla mano e gli scatti della famiglia Obama ne sono un esempio. Le fotografie relative alla quotidianità hanno sempre influenzato l’eredità dei presidenti americani, probabilmente complice la primordiale scelta di Kennedy dell’inserimento del fotografo ufficiale all’interno della Casa Bianca (testimone la foto della prole che gioca sotto la scrivania nello studio ovale).

Souza ha incastonato nella memoria collettiva immagini di intimità familiare; dai momenti più privati e romantici con la moglie Michelle, come l’abbraccio tra i due alla riconferma di Obama al suo secondo mandato, un gesto sotto agli occhi di tutto il mondo di cui si evince la spontaneità come se accadesse tra le mura domestiche nella stessa identica maniera. Scatti di vita comune che di comune hanno ben poco, anche perché non a tutti è concessa una sgambettata tra i corridoi della Casa Bianca con il proprio cane. Momenti tanto iconici quanto semplici come il piccolo Jacob che tocca i capelli dell’allora presidente degli Stati Uniti d’America per appurarsi che siano proprio uguali ai suoi. Immagini per cui non serve l’ingenuità di un bambino per dire: “Il re è nudo!”.

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