Era il 24 marzo 1944 quando i tedeschi, guidati da H. Kappler, ufficiale delle SS e comandante della polizia tedesca a Roma, trasportarono alle Fosse Ardeatine – una cava di tufo situata tra le catacombe di Domitilla e di s. Callisto sulla via Ardeatina – 335 fra detenuti politici, civili e militari, ebrei o semplici sospetti e li trucidarono. La motivazione tanto folle quanto banale: rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella, compiuto il 23 marzo da membri dei Gruppi di Azione Patriottica romani, in cui erano rimasti uccisi 33 soldati del reggimento “Bozen” appartenente alla polizia tedesca.
Subito dopo la fine della guerra il comune di Roma bandì il primo concorso d’architettura nell’Italia liberata. Obiettivo, la sistemazione delle cave ardeatine e la costruzione di un monumento in ricordo delle vittime dell’eccidio nel luogo stesso in cui avvenne che venne inaugurato il 24 marzo 1949. Oggi, a 79 anni dall’eccidio, il primo a ricordare questa giornata speciale sui social è stato proprio l’ambasciatore tedesco in Italia, Viktor Elbling: “Davanti alle loro tombe provo dolore e vergogna. Quella atrocità sia un monito per noi: contrastiamo odio e persecuzione, senza se e senza ma, in Europa e nel mondo”.
Questa mattina, come di consueto, il Capo dello Stato – accompagnato dai presidenti di Camera e Senato, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa – e il Sindaco di Roma si sono ritrovati insieme per deporre una corona sulla lapide all’ingresso del Sacrario e omaggiare i corpi ospitati all’interno del Mausoleo. Prima dei gesti, tanto simbolici quanto importanti, Sergio Mattarella e Roberto Gualtieri, ascoltano in silenzio il lungo elenco delle vittime letto da Marco Trasciani, segretario generale dell’Anfim, l’associazione fondata dai famigliari delle vittime delle stragi nazifasciste. Nel corso della lettura tra i familiari c’è chi prega, chi manda un bacio e chi non riesce a distogliere lo sguardo dallo schermo sul quale scorrono i volti dei propri cari rimasti uccisi.
«Una cerimonia toccante. Uno degli eccidi più drammatici e tragici della nostra storia in cui tutta la violenza del nazifascismo si è scatenata contro cittadini di cui abbiamo visto i nomi e i volti scorrere con le loro foto. È stato un momento davvero toccante», ha commentato il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, a margine della cerimonia. «Abbiamo il dovere di coltivare e praticare la memoria, di onorare i caduti della tragica pagina delle stragi del nazifascismo – ha sottolineato Gualtieri -. Oggi la presenza del Capo dello Stato ha dato un grandissimo rilievo. Noi come amministrazione siamo impegnati nella cura di questo luogo: una politica arriva della memoria».
Da Bruxelles, dove è impegnata per il Consiglio europeo, la premier Giorgia Meloni ha voluto sottolineare che «oggi l’Italia onora le vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Settantanove anni fa 335 italiani sono stati barbaramente trucidati dalle truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’attacco partigiano di via Rasella. Una strage che ha segnato una delle ferite più profonde e dolorose inferte alla nostra comunità nazionale: 335 italiani innocenti massacrati solo perché italiani. Spetta a tutti noi – Istituzioni, società civile, scuola e mondo dell’informazione – ricordare quei martiri e raccontare in particolare alle giovani generazioni cosa è successo in quel terribile 24 marzo 1944. La memoria non sia mai un puro esercizio di stile ma un dovere civico da esercitare ogni giorno».
Le giornate di commemorazione sono momenti importanti, ma non bastano. Serve di più. Serve sensibilizzazione nelle scuole, serve consapevolezza tra i giovani, serve l’impegno a tramandare dei più grandi. Solo una società formata potrà essere una società più giusta e con gli anticorpi necessari per evitare che atrocità simili si possano ripetere.