Cultura
Expo Roma 2030: le proposte del tavolo del Terzo Settore per un progetto inclusivo e sostenibile
Di Alessandro Cozza
Sviluppo tecnologico, riqualificazione urbana, rivoluzione ambientale e progetti di solidarietà e inclusività. Questi i macro-temi che hanno accompagnato la giornata degli Stati Generali che si è tenuta a Roma in vista della sua candidatura a Expo 2030. E la “grande grande occasione” (com’è stata più volte definita, ndr) che la Capitale non può farsi sfuggire, è infatti sostenuta da ben 7 italiani su 10, i quali, stando ad un sondaggio Ipsos, valutano positivamente questa mossa.
Quella di Roma non è una candidatura solitaria, ma quella di un paese nella sua interezza. Un paese che si è messo a disposizione con accademici, politici, imprenditori e media per creare un dossier che possa risultare il migliore possibile per aggiudicarsi l’Esposizione Universale del 2030. Il primo passo è stato il confronto con la città, i comitati e le associazioni di categoria coinvolte nel progetto. Proprio per questo il comitato promotore ha organizzato, oltre al tavolo istituzionale che si è tenuto in Campidoglio, cinque tavoli tematici pensati proprio per approfondire i diversi aspetti che compongono la candidatura.
Tra questi si è tenuto, presso il Campo dei Miracoli a Corviale, quello dedicato al “terzo settore”. All’incontro hanno partecipato diverse personalità impegnate sui temi dell’accoglienza, dell’assistenza e della cooperazione internazionale. La Capitale si è dimostrata, ancora una volta, molto attiva in ambito sociale, attraverso iniziative che vedono le comunità protagoniste.
«Immagino Expo 2030 come una grande opportunità di legacy che permetta a istituzioni e associazione di partecipare fattivamente al processo di governance di questo grande evento internazionale. Solo così si potrà consentire agli attori che animano il territorio di essere parte davvero attiva di un percorso che ridisegnerà il futuro di Roma, mettendole a disposizione spazi e luoghi di aggregazione di cui il settore ha tremendamente bisogno», ha dichiarato Christian Iaione, Professore di Comunicazione Istituzionale e Laboratorio per la Governance dei Beni Comuni presso la LUISS.
Expo non potrà certo risolvere tutti i problemi ma potrà sicuramente contribuire alla loro risoluzione, soprattutto per molti quadranti della città. Di questo ne sono convinti tutti i relatori che si sono alternati sul palco, chiamati a portare la loro testimonianza e il loro contributo alla costruzione della candidatura. Lo scopo è rendere Roma anche “Capitale della solidarietà e dell’inclusività”, come dimostrano gli operatori che ogni giorno scendono in strada per aiutare i più bisognosi.
«Lavoreremo per preparare un dossier che ponga le condizioni affinché, al termine di Expo, la città possa ereditare spazi di inclusione che accoglieranno la progettualità degli operatori del terzo settore», ha poi aggiunto Barbara Funari, Assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma Capitale.
Dagli ospiti arriva dunque forte e chiara la richiesta di maggiori aree e piattaforme tecnologiche che favoriscano condivisione e aggregazione, con l’obiettivo di sviluppare la collaborazione di persone e territori. Da qui nasce l’impegno preso per il riutilizzo delle strutture alla fine della manifestazione.
Dello stesso avviso anche Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale: «La candidatura di Roma a Expo 2030 avrà successo solo se verrà vissuta non come un appuntamento di élite ma come un appuntamento in grado di dare nuova vita alla città. Grazie ai fondi del PNRR affronteremo nei prossimi mesi le difficoltà legate alla raccolta dei rifiuti mettendo in campo progetti rivoluzionari per la città in termini di economia circolare. Dare a Roma la possibilità di ospitare l’Esposizione Universale del 2030, vuole dire anche dare una grande opportunità a tutto il Paese».
La candidatura di Roma dovrà essere presentata entro il 7 settembre, fino a quel momento il Comitato lavorerà per creare una grande rete progettuale che permetta alla Città eterna di mettere in piedi un disegno che la porti nel futuro senza abbandonare le radici che l’hanno resa immortale.