Cultura

Diritto d’autore, cosa cambia per la musica con la liberalizzazione

11
Dicembre 2024
Di Giampiero Cinelli

Molti ancora non lo sanno, ma il settore del diritto d’autore non è più monopolistico. Con una serie di azioni, a partire da un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea e successivamente con adeguamenti legislativi sul territorio italiano, il soggetto incaricato di gestire il copyright delle opere d’arte (in larga misura per quanto riguarda i brani musicali) non è più solo la Siae, l’ente di diritto pubblico del nostro Paese. Sono entrati in gioco altri soggetti, intenzionati ad stringere accordi con artisti e musicisti a prezzi più vantaggiosi proprio per i creativi. Anche se in realtà la società privata che al momento sta facendo reale concorrenza alla Siae è sostanzialmente una, ovvero Soundreef, nata a Londra, che oggi riesce a raccogliere fondi da investire per decine di milioni. L’Italia ha stabilito che ad operare in Italia nella tutela dei diritti d’autore possono essere anche aziende straniere.

Ovviamente per il mondo della musica non basta. Servono programmi d’incentivi che aiutino la produzione e incanalino i lavori di qualità, un po’ come nella logica del tax credit del cinema, e va studiato come tutelare gli artisti dagli abusi dell’Intelligenza Artificiale oltre che delle grandi piattaforme di streaming internazionali.

Di questi temi si è parlato a Largo Chigi, il talk di The Watcher Post.

Il tax credit musicale allo studio
«Sulla questione dei diritti d’autore siamo già intervenuti con l’abolizione del bollino Siae. Adesso in Italia si deve creare un mercato a cui siamo favorevoli. Vedo poi una sfida tra queste realtà di collecting e le piattaforme digitali di streaming, in Commissione Cultura abbiamo capito il bisogno di tutelare gli artisti dal potere delle grandi piattaforme e qui c’è anche un tema di elusione fiscale dei player transnazionali. Se fatturi nel mio Paese attraverso internet il fisco dev’essere quello del mio territorio, al di là del domicilio fiscale. Serve un domicilio fiscale digitale con Ip. Per sostenere appunto questo mercato, io e il Sottosegretario Mazzi stiamo studiando un tax credit (credito d’imposta) per la musica, come quello fatto per il cinema, in cui lo Stato si prenda in parte carico dei costi che portano alla realizzazione di opere. Il punto è proprio favorire la creatività e le opere prime, il sistema artistico-musicale si deve impegnare a sostenere le nuove proposte. La liberalizzazione e la concorrenza creano indotto e moltiplicano i soggetti, senza dimenticare però la geopolitica digitale, che investe anche l’arte. Le grandi piattaforme spesso scavalcano le regole e abbassano le capacità di guadagno degli artisti. Siamo anche preoccupati dai brani musicali, comprensivi di voce, diffusi dall’IA», ha detto Federico Mollicone, Deputato di Fratelli D’Italia e Presidente della Commissione Cultura, a Largo Chigi.

La liberalizzazione aumenta anche la libertà artistica
Con la liberalizzazione dei diritti d’autore l’artista vede un mondo completamente diverso, ora inizierà la competizione e le varie offerte ad autori che vengono finalmente considerati come clienti – ha affermato a Largo Chigi Enrico Melozzi, compositore, produttore e violoncellista –. I cambiamenti sono stati immediati e tangibili, anche grazie all’azione di Soundreef, ora bisogna vedere quanto ciò possa influire sull’opera d’arte. Con maggiori introiti e quindi più libertà economica, aumenta anche la libertà artistica. C’è inoltre il concetto di qualità del diritto d’autore; ovvero bisogna chiedersi: è giusto che il diritto autore sia identico per tutti, anche per chi compone brani di qualità bassissima? Allora le società di diritti d’autore dovrebbero retribuire di più chi fa musica pregiata e in quel caso si indurrebbe a investire sulla qualità».

I privati ci credono
Intervenuto anche Davide D’Atri, CEO di Soundreef: «A seguito della liberalizzazione del mercato sul diritto d’autore avvenuta a novembre 2024 Soundreef potrà operare direttamente e questo migliorerà ancor di più l’efficienza e la nostra capacità di portare maggiori guadagni ad autori, compositori ed editori”. Lo ha detto Davide D’Atri, CEO di Soundreef, intervenuto a Largo Chigi, il format di The Watcher Post. “Non c’è alcun dubbio che l’autore, compositore ed editore con la liberalizzazione riceva più soldi e ha molto più potere perché ha la possibilità di scegliere se farsi rappresentare da SIAE o da un altro operatore. Ogni anno gli autori possono scegliere tra operatori diversi. Questo rappresenta un miglioramento anche per SIAE e aiuta la crescita di tutto il settore. Il nostro gruppo è fiscalmente in Italia e siamo l’unica realtà nell’industria musicale a Roma che continua ad assumere».

La puntata integrale di Largo Chigi

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