Cultura

Come cambia la geopolitica dello sport con l’incursione dell’Arabia Saudita

31
Agosto 2023
Di Alessandro Cozza

La palla ha iniziato a rotolare, e come tutte le palle che rotolano su un piano inclinato può soltanto prendere velocità. Ecco, Lo Sport in Arabia Saudita sta prendendo sempre più velocità nello svilupparsi e sembra non volersi più fermare. L’asse inclinato è stato disegnato per raggiungere l’obiettivo che si è posto il Regno nel momento in cui nel 2016 ha lanciato “Saudi Vision 2030”, un progetto varato per trasformare l’economia e la società saudite. A dare velocità alla palla che rotola è il Public Investment Fund (Pif), il fondo sovrano arabo da oltre 700 miliardi di dollari. Il resto ce lo mettono lo spettacolo e la risonanza mediatica che gli eventi sportivi portano con sé.

L’inizio della storia è recente. Era il dicembre del 2019 quando, sul ring della Diriyah Arena di Riyadh il britannico Anthony Joshua ha riconquistato i titoli mondiali Wba, Ibf e Wbo dei pesi massimi battendo lo statunitense. Pochi giorni dopo sempre a Riyadh si è tenuta la prima edizione del “Diriyah Tennis Cup”, un torneo indipendente che nell’ultima edizione dello scorso anno ha visto trionfare Fritz su Medvedev in finale. Il successo di questi eventi è stata la prima scintilla del fuoco acceso sullo sport, sempre più al centro della Saudi Vision. Nel febbraio 2020 è stata inaugurata la Saudi Cup, la gara ippica più remunerativa di sempre, con la cifra record di 20 milioni di dollari complessivi di montepremi. A marzo 2021 a Gedda si è corso il primo gran premio di F1 nel Paese e successivamente il PIF ha annunciato l’ingresso in Aston Martin, acquisendone il 17%. Nel 2022 è arrivato il golf, con il primo evento di Liv Golf, la Lega Professionistica alternativa al PGA Tour. Poi è arrivato il 2023: l’anno del calcio. Dopo aver messo sotto contratto Lionel Messi già nel 2021 per la promozione del turismo in Arabia Saudita ed essere riusciti a rilevare in Premier League il Newcastle per 400 milioni di $, è arrivato il momento di investire nella Saudi Pro League, il campionato di calcio saudita.

Il colpo più grande è stata la messa sotto contratto di Cristiano Ronaldo con l’Al Nassr (uno dei quattro club finanziati dal PIF), per un contratto di due anni e mezzo da 500 milioni di euro complessivi: l’accordo sportivo più oneroso di sempre. La stessa società in questi mesi ha definito anche gli acquisti di Mané dal Bayern Monaco, Laporte dal Manchester City, Brozovic dall’Inter, Fofanà dall’Udinese e Telles dal Manchester United.

Il pallone d’oro Karim Benzema ha salutato il Real Madrid ed ha ceduto alle sirene dell’Al-Ittihad con un contratto fino al 2026 per 100 milioni di euro l’anno. Con lui sono arrivati anche Kanté dal Chelsea e Fabinho dal Liverpool.

Tra le nuove stelle della Saudi Pro League c’è anche Neymar Junior, approdato all’ Al Hilal per 90 milioni di euro annui. Tra i compagni di squadra Koulibaly comprato dal Chelsea, Mitrovic dal Fulham e Milinkovic-Savic dalla Lazio.

Quarta società ad aver investito facendo spesa in Europa è l’Al-Ahli. Che ha acquistato Demiral dall’Atalanta, Ibanez dalla Roma, Kessie dal Barcellona, Mahrez dal Manchester City, Firmino dal Liverpool, e Mendy dal Chelsea.

Ma non bastano i giocatori. E allora ecco anche due big in panchina. Dalla spy story che ha portato Roberto Mancini sulla panchina della nazionale saudita, all’arrivo di Steven Gerrard alla guida dell’Al-Ettifaq.

Ora, però, anche la torta più bella del mondo avrebbe avuto bisogno della sua ciliegina. Su quale sarebbe potuta essere, in Arabia, avevano le idee chiare: una wild card da richiedere alla UEFA per poter partecipare alla Champions League 2024/2025 con una squadra, la vincitrice della Saudi Pro League. Ma proprio oggi, nel giorno dei sorteggi per la composizione del tabellone di questa edizione, il presidente della Uefa Aleksander Ceferin chiude tutte le porte: “Solo i club europei possono partecipare alla Champions League, all’Europa League o alla Conference League”. Le società europee, le stesse che hanno accusato il mondo arabo di aver “drogato” il mercato ma hanno accettato senza troppe resistenze le offerte economiche ricevute, osservano in silenzio.

Ora, però, il mondo del calcio è ufficialmente cambiato e il Vecchio Continente ne dovrà prendere atto, altrimenti rischia di essere travolto. I modelli di business portati avanti fino adesso andranno sicuramente rivisti. L’Italia poi, dovrà rimboccarsi le maniche e trovare la sua formula (investire nei settori giovanili e far crescere i nostri giovani calciatori? Snellire la burocrazia e permettere ai presidenti di costruire nuovi stadi?). Non è un caso che i grandi fondi stranieri preferiscano campionati e società che permettono di fare business a 360 gradi con modelli economici che portano le società di calcio ad essere sempre più vere e proprie aziende multi-settore e la gestione di sistemi di diritti televisivi effettivamente vantaggiosi che da noi non riusciamo a mettere in piedi.

Quello saudita è un progetto di medio/lungo periodo che solo il tempo potrà valutare vincente o meno. Di sicuro la palla nei prossimi anni continuerà a rotolare con grandi eventi sportivi di caratura mondiale. A fine anno Gedda ospiterà i mondiali di calcio per club. Nel 2024 arriverà la MotoGP e nel 2029 nella regione di Trojena, in una città che oggi non esiste e sarà costruita ad hoc, verranno ospitati i giochi olimpici invernali. Grande obiettivo finale, ancora da conquistare, la Coppa del mondo di calcio nel 2030.

Non sappiamo come si troveranno i grandi campioni del calcio in Arabia Saudita, non sappiamo se ci sarà davvero interesse internazionale nel seguire la Saudi Pro League e non sappiamo neanche se questa sia la strada giusta per far crescere un movimento. Di sicuro sappiamo che questa estate l’Arabia Saudita ha monopolizzato il calciomercato e diviso l’opinione pubblica sull’opportunità o meno di certe scelte. E che la palla, sul piano inclinato, non ha nessuna intenzione di rallentare.

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