Cultura
Carini-Khelif, quella favola di sport, spezzata proprio alla fine
Di Alessandro Caruso
Cara Angela, ma perché ti sei ritirata? Sono venuta da lontano con mio padre per vedere la tua sfida contro Khelif, una delle atlete più particolari nella boxe, che nella mia palestra osserviamo e seguiamo con grande attenzione. Un’atleta sempre accompagnata dalle polemiche, da anni, che proprio per la sua potenza consideriamo un caso di studio. La domanda è sempre la stessa: se dovessimo avere di fronte a noi un’avversaria più potente, come la affronteremmo? Questo è il bello dello sport. Questo è il bello del nostro sport.
Sul ring vigono altre regole, lo sappiamo bene. La potenza non è tutto. C’è la tecnica, l’astuzia, la resistenza, la strategia, l’attesa, la lucidità, il sacrificio. E c’è la paura. Quella non c’è in tutti gli sport. La paura del dolore, mista a quella della sconfitta. Questo rende così adrenalinica la boxe, sia per chi combatte, sia per chi tifa, perché è una romantica e simbolica rappresentazione della sfida, una condizione che è comune a tutti nella vita, sin dai tempi di Teseo.
Siamo venuti da lontano per vederti sfidare Khelif, per dimostrare a tutte noi che Golia si può battere e per scrivere un’altra pagina memorabile di questo sport.
Cara Angela, ero lì a tifare per te. E ti tifo ancora, perché quello che hai fatto è umano e quindi merita rispetto, ma con la tua scelta e le tue lacrime hai dato un pugno alla speranza e al sogno. Sono venuta perché volevo essere testimone di una di quelle storie di sport da antologia, tanto più che il match era stato accompagnato da tutta quella narrativa e quelle polemiche che fanno sempre da prefazione ai racconti più belli e appassionanti. Ma il racconto è finito prima di cominciare e tornerò a casa un po’rammaricata. Volevo poter essere testimone di un match epico, dove i guantoni annullassero le diversità e consumassero le polemiche, a suon di ganci e montanti intrisi di passione e vigore. Non è stato così.
Cara Angela, adesso ti diranno di tutto. Che hai fatto bene? Che hai fatto male? Ma pochi capiranno davvero la portata del tuo sacrificio. Quello che conta è la tua coscienza e noi sportive continuiamo ad avere fiducia proprio in questo. Solo una richiesta: per favore, se possibile, non cedere alla tentazione di cambiare ring e di salire su quello della polemica. Resta sul nostro. E tra quattro anni… facci sognare!