Oggi inizia il Festival di Sanremo ed è giusto parlare di musica. Ma non del nostro Paese, perché quello che sta succedendo negli Stati Uniti e che collega la politica al mondo del pop è davvero singolare.
Al centro della vicenda c’è Taylor Swift, un fenomeno culturale, una pop star internazionale e ormai anche imprenditrice miliardaria che è diventata recentemente un bersaglio delle teorie cospirative del movimento Make America Great Again.
Alcune personalità della destra, compreso l’ex candidato alle primarie repubblicane Vivek Ramaswamy, hanno diffuso l’idea che ci sia qualcosa di sospetto nella relazione tra Taylor Swift e Travis Kelce, giocatore dei Kansas City Chiefs, suggerendo persino che il Super Bowl sia truccato e che tutto ciò porterà a un endorsement della pop star a favore di Joe Biden. Swift, che un tempo evitava la politica, nel 2018 ha appoggiato il candidato al Senato democratico del Tennessee e poi Biden nel 2020.
Nei giorni scorsi POLITICO ha intervistato Brian Donovan, professore all’Università del Kansas con il corso “La sociologia di Taylor Swift”, per esplorare l’influenza crescente della cantante e come gli attacchi potrebbero in realtà ritorcersi contro il GOP. Donovan evidenzia l’intenso fandom di Swift e il potenziale politico del suo seguito, descrivendo le critiche come politicamente avventate. Sottolinea come il centro della conversazione politica su Swift sia alimentato da sessismo, misoginia e un senso di tradimento per il suo rifiuto di conformarsi a un certo ideale patriarcale. Il rischio però è che questi attacchi possano alienare ulteriormente le elettrici donne dal Partito Repubblicano, poiché la politica di Swift e la sua persona sono percepite come accessibili e riconoscibili da molte donne.
D’altro canto, questa teoria del complotto non fa altro che alimentare la narrativa dell’ex presidente Donald Trump contro le istituzioni tradizionali e i media e questa teoria cospirazionista sta diventando così popolare che perfino il Pentagono nei giorni scorsi è dovuto intervenire nella vicenda con uno statement ben preciso:
“Sappiamo fin troppo bene i pericoli delle teorie del complotto, quindi per chiarire una volta per tutte — Taylor Swift non fa parte di un’operazione psicologica del DOD. Punto”.
Una folle vicenda tipica della terra dei liberi. Ma sarà davvero il sostegno della pop star, e Person of the Year 2023 secondo il Times, a decidere l’elezione dell’anno? Nelle scorse settimane Donald Trump ha dichiarato di ritenersi più popolare di Taylor Swift e che i suoi seguaci sono di gran lunga più fedeli. I numeri dei biglietti venduti e le risorse finanziarie investite nel merchandise della cantante negli Stati Uniti e non solo, sembrano però dimostrare altro.