Cultura
Assange, la campagna per la cittadinanza onoraria in tutto il Lazio
Di Giuliana Mastri
Julian Assange attende di essere estradato negli Stati Uniti dopo il via libera dei giudici inglesi, che ora dovranno pronunciarsi sul ricorso dei suoi avvocati. In Italia la solidarietà verso di lui non è mai scemata, anzi si sta rinvigorendo proprio adesso che dei nuclei di attivisti hanno lanciato una campagna per dare la cittadinanza onoraria al giornalista australiano nei Comuni della provincia di Roma e in quelli del Lazio.
L’iniziativa “Cittadinanza onoraria a Julian Assange”, promossa da un Comitato promotore di cui fanno parte Articolo Ventuno, Free Assange Italia, Italiani per Assange, La mia voce per Assange, ReteNoBavaglio, Anpi Provinciale di Roma, Arci di Roma, Acli Roma Lazio, Ordine dei Giornalisti del Lazio, Legambiente Lazio Roma, Federazione Nazionale Stampa Italiana, Stampa Romana, Cgil di Roma e Lazio, Amnesty Italia, Uisp, sindacato dei giornalisti della Rai, Giuristi democratici e Forum del Terzo settore, è stata presentata a Roma con una conferenza alla Casa della Memoria. L’invito ad aderire è stato subito inviato al sindaco della Capitale Roberto Gualtieri, a tutti i Consiglieri capitolini e ai presidenti dei Municipi.
Il gesto non può avere incidenza politica ma non per questo è insignificante. Roma infatti è già sede della firma dello Statuto della Corte Penale internazionale e, inoltre, sede dei Trattati di Roma, l’evento che diede impulso all’integrazione europea. La città quindi possiede un bagaglio simbolico legato a valori di pace e cooperazione e le associazioni desiderano che certi valori vengano riaffermati in un periodo come questo.
Non essendo cittadino americano, Assange non potrà appellarsi al primo emendamento che tutela la sua libertà di espressione e di informazione. Peraltro il reato di cui è accusato, l’Espionage Act, non contempla che la sua azione sia stata fatta in ragione dell’interesse pubblico. Ma appunto i promotori della campagna sono decisi a ribadire l’importanza della libertà di stampa, ritenendo che se un giornalista non può pubblicare documenti scottanti temendo una repressione così violenta, il giornalismo stesso deve sentirsi in pericolo e sarà meno impattante sulla società.
Obiettivamente, un gesto del genere, anche solo umanitario, non è facile per Roma. Perché azioni come queste hanno sempre un senso preciso a livello di posizionamento e di rapporti internazionali. Sebbene sia un atto nobile, questo ci sentiamo di affermarlo anche noi, non è da stupirsi se Roberto Gualtieri ci rifletterà a lungo. Tuttavia il vento potrebbe cambiare. E non è escluso che in futuro gli americani stessi possano decidere di mollare la presa su Julian Assange, nell’intento di dare un segnale di liberalità, connotati ai valori democratici, in antitesi alla prepotenza della Russia e dei Paesi ostili all’Occidente.