Cultura
Amleto uno di noi
Di Sara Fronda
“Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere”
E spesso quando si decide di assistere alla messa in scena dell’Amleto non si sa quale sarà l’esperienza che vivremo. Tradizione, modernità, sperimentalismo. Quello che è certo è che sarà un rito. E forse non sbagliamo se lo definiamo di purificazione. Perché quando si ascolta quella magia verbale che da secoli cattura l’orecchio e il cuore dello spettatore è quello che avviene: una catarsi personale che ci costringe a riflettere.
E l’Amleto in scena al teatro Argentina di Roma, fino al 4 dicembre, non tradisce il suo intento. Anzi. Lo esalta grazie al gioco di dinamismi scenografici che aprono e chiudono le porte sul nostro io che assiste ad un flusso di coscienza continuo.
La trama è nota e il suo “essere o non essere, questo è il dilemma” la sua battuta d’elezione, ma la regia e l’adattamento di Giorgio Barberio Corsetti e la magistrale interpretazione di Fausto Cabra ci aiutano ad andare oltre e a voler cercare, mentre si assiste allo spettacolo, al nostro personale significato di cosa sia la parola essere. E così il teschio diventa un oggetto di cui prendersi gioco; la pazzia un angolo felice che ci regala la prospettiva giusta per allontanarsi dal declino che ci circonda; l’abbraccio dirompente un modo gentile, a volte, per trovare riparo dal carosello degli eventi.
Perché qualcosa è marcio in Danimarca mentre tutto il resto è silenzio
Amleto
di William Shakespeare
traduzione di Cesare Garboli
adattamento e regia Giorgio Barberio Corsetti
con (in ordine di apparizione) Fausto Cabra, Francesco Sferrazza Papa, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri, Paolo Musio, Diego Giangrasso, Pietro Faiella, Sara Putignano, Mimosa Campironi, Francesca Florio, Adriano Exacoustos, Iacopo Nestori
info e orari
prima, martedì, venerdì, giovedì 1 dicembre ore 20.00
mercoledì e sabato ore 19.00
domenica, e 24 novembre ore 17.00
lunedì riposo
durata 2 ore e 40′ comprensivo di intervallo