Cultura
Ambiente, diritti e disabilità: il manifesto di un calcio sostenibile
Di Andrea Maccagno
La Responsabilità Sociale d’Impresa investe oramai ogni tipologia di azienda, in qualsiasi ambito di loro attività. Non poteva essere da meno il calcio che, per il numero di appassionati, è in grado di svolgere una funzione di diffusione, e volendo pedagogica, superiore a qualsiasi altro settore aziendale. Peraltro, l’attenzione ai fattori ESG (environment, social, governance) negli investimenti viene valutato attentamente dalle imprese che sponsorizzano questo sport.
Le stesse Leghe nazionali ed europee impiegano risorse in campagne etiche, che provano a sensibilizzare gli spettatori su svariati temi come l’ambiente, i diritti e le disabilità. L’ultima in ordine di tempo è #UnRossoAllaViolenza della Lega di Serie A, per fermare la piaga della violenza sulle donne. L’UEFA, a sua volta, è impegnata nelle campagne “No To Racism” e “Respect”, contro ogni forma di discriminazione.
In Italia sono molti i club che si dedicano al sociale e non si possono certo citare qui tutti gli esempi positivi che la Serie A propone. Su tutti ricordiamo la Roma, che ha fondato la Onlus Roma Care, impegnata in campagne rivolte al sostegno e alla crescita dei giovani in situazioni disagiate.
O, ancora, il Milan, che ha messo in piedi numerosi progetti che vanno dall’alfabetizzazione motoria per le scuole primarie di tutto il Paese al sostegno di due squadre del torneo “Quarta Categoria”, per atleti con disabilità cognitivo-relazionale.
Infine la Juventus, prima società calcistica italiana ad aver sottoscritto l’UN Sport for Climate Action, che dalla stagione 18/19 basa il 100% dell’energia elettrica acquistata su fonti rinnovabili e che per ogni suo gol si impegna a piantare 200 alberi. Inoltre, ha da poco attivato la “Banca Ferie Solidali”: per evitare il ricorso alla cassa integrazione dei propri dipendenti, i dirigenti della società hanno donato loro una parte cospicua delle proprie ferie residue.
All’estero? In tema ambientale regna il Forest Green Rovers, squadra inglese di Football League Two (quarta divisione), che possiede uno stadio autonomo in termini energetici, con un prato in erba organica irrigato con un sistema che sfrutta l’acqua piovana. Non solo, il club è anche 100% vegan, con una dieta ferrea imposta ai calciatori e con prodotti venduti allo stadio assolutamente di derivazione non animale.
Anche il Bayern Monaco ha investito sullo stadio: il nuovo sistema di illuminazione LED dell’Allianz Arena consente una riduzione del livello di energia consumata di circa il 60%, così come eco-compatibili sono i sistemi di condizionamento e di riscaldamento dell’acqua. Inoltre, la società ha invitato diversi rifugiati siriani ad assistere alle proprie partite e finanziato corsi di lingua tedesca.
Bayern che, insieme al Real, è stata la prima ad indossare divise fatte di plastica recuperata dai mari delle Maldive e raccolte da Parley, per la campagna “Parley for the Oceans”. Per quanto riguarda le Merengues, poi, hanno investito in Italia con il progetto “Social Sports School in Italy”: l’obiettivo era offrire attività educative per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e del disagio giovanile. I rivali del Barcellona, invece, hanno fatto epoca affidando lo spazio della propria divisa riservato agli sponsor ad Unicef, al quale hanno anche donato 2 milioni di euro per le loro attività umanitarie.
Infine, non vanno dimenticati i gesti dei singoli calciatori. Sadio Mané ha contribuito alla costruzione di una scuola e di uno stadio in Senegal. Cristiano Ronaldo, tra le varie donazioni, ne ha fatta una di oltre 6 milioni per le vittime del terremoto in Nepal. Neymar ha fondato un’agenzia che ospita e si occupa dei bambini delle zone povere di Praia Grande. O ancora Ozil, che nel piccolo ha deciso di pagare lo stipendio alla mascotte dell’Arsenal che stava per essere tagliata dalla società, visto la carenza di entrate economiche a causa della pandemia in corso.
Quando si parla di sostenibilità, dunque, il calcio sa come attivarsi e come rendersi solidale con le realtà più bisognose. I club sono consapevoli di giocare un ruolo decisivo per sfide come il cambiamento climatico e le discriminazioni, e come il loro raggio d’azione sia sempre meno focalizzato sul rettangolo verde. Per questo investono in progetti etici che diventano parte di veri e propri bilanci economici sulla sostenibilità. L’autogol, ormai, sarebbe fare il contrario.