Cultura
79° Festival di Venezia, il red carpet della campagna elettorale
Di Vanessa Gloria
Il 25 del mese è sempre più vicino. Ma settembre significa anche godere della settimana del cinema tutta italiana. Inaugurato ieri il primo red carpet nella meravigliosa cornice del Lido di Venezia, iniziano ad approdare registi, attori, personaggi dello spettacolo, e non solo. Difatti anche la politica arriva per ricavarsi un proprio spazio e così il Lido, rischia di diventare una tappa della campagna elettorale.
Non a caso, diversi saranno i politici che faranno la loro apparizione alla 79° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. A cominciare da Matteo Salvini, in qualità di accompagnatore della fidanzata Francesca Verdini, tra i produttori del documentario di Anselma Dell’Olio su Franco Zeffirelli.
Dovrebbe essere presente anche Dario Franceschini, nelle sue funzioni di ministro della Cultura. Non ci sarà invece il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che però tornerà comunque a Venezia per visitare la Biennale Arte che chiuderà a fine novembre. Per quanto riguarda le alte cariche istituzionali è atteso Roberto Fico presidente della Camera dei Deputati, ma anche il ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.
E come ogni Festival che si rispetti, il tappeto rosso diventa il luogo prediletto per puntare i riflettori su temi sociali e civili. In questo caso, il primo messaggio è arrivato proprio dalla madrina del Festival l’attrice spagnola Rocio Morales che, parlando all’Adnkronos dei timori e delle preoccupazioni che agitano la comunità omosessuale, si è esposta sui temi LGBT affermando: «Spero che chiunque vinca le elezioni rispetti i diritti dei gay. Premettendo che purtroppo non posso votare, perché non sono cittadina italiana, credo che chiunque sarà chiamato a guidare l’Italia abbia il dovere di supportare tutti allo stesso modo, senza discriminazioni legate alla sessualità, al colore della pelle o chissà cos’altro».
Ma non solo, anche Giorgia Meloni è arrivata davanti al Leone d’oro, ma lo ha fatto sotto forma di immagine nella pellicola “La Marcia Su Roma” proiettato e applaudito ieri in Sala Perla, a 100 anni dalla presa del potere di Benito Mussolini alla guida del primo governo dell’era fascista. Il documentario di Mark Cousin, presentato come Evento Speciale Fuori Concorso nella sezione Giornate degli Autori, nella parte conclusiva, mostra anche le immagini di altri politici da Putin a Bolsonaro e si inserisce all’interno di una riflessione sul rischio che il fascismo possa ripetersi. Il documentario sarà in sala dal 20 ottobre 2022.
«Sono straniero e non voto qui – ha dichiarato Cousins all’agenzia di Stampa Agi – ma il modo in cui, ad esempio, Meloni ha parlato a Vox in Spagna dicendo ‘no Lgbt, sì all’universalità della Croce’ è simile a quello delle crociate dell’undicesimo secolo ed è pericoloso, perché mette in difficoltà la sicurezza delle minoranze e questo sento il bisogno di dirlo. Anche se poi so che ha detto di non essere fascista – prosegue il cineasta irlandese – e magari non è come Mussolini, ma il linguaggio che usa è molto pericoloso per i cittadini. Non voglio dire che lei personalmente sia pericolosa, sono le sue idee a esserlo».
E aggiunge parlando con l’Agenzia AGI: «Tanti politici di estrema destra ed estrema sinistra sono arrivati al potere attraverso elezioni, ma la domanda che bisogna porsi è vedere quali storie raccontano. Ti raccontano che sei una vittima di quella certa persona, ti mostrano che siamo la culla della civiltà e gli altri no. E’ importante il modo in cui usano le storie per manipolare la realtà e rendere tutto o bianco o nero».
Insomma, si prospettano giornate ricche di cinema e di lustrini, ma sicuramente non mancheranno le occasioni per vedere gli artisti prendere posizione, come di fatto già avvenuto in passato.