Ambiente

Una chance per l’Europa, ecco cosa prevede il nuovo accordo sul RepowerEU

19
Dicembre 2022
Di Gianni Pittella

Il 14 dicembre è stato raggiunto un accordo provvisorio tra i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio sul REPowerEU, il piano della Commissione europea finalizzato a ridurre la dipendenza dalla Russia nell’approvvigionamento di energia e a contrastare la crisi climatica attraverso l’aumento del risparmio energetico, la diversificazione delle fonti energetiche e l’accelerazione del dispiegamento delle fonti rinnovabili. Si tratta di un passaggio molto importante per rafforzare l’Unione europea nell’affrontare la difficile situazione sul fronte dell’energia. Secondo l’accordo raggiunto, gli stati membri potranno integrare i propri Piani nazionali di ripresa e resilienza (i PNRR di ciascun paese) con capitoli REPowerEU che delineino le nuove riforme e gli investimenti, iniziati dal primo febbraio 2022 in poi, e/o la parte potenziata delle riforme e degli investimenti inclusi nei PNRR già adottati, con i relativi traguardi e obiettivi. I negoziatori hanno stabilito che la fonte di finanziamento del programma REPowerEU sarà il sistema per lo scambio delle quote di emissione dell’UE (ETS UE), in quanto per il 60% sarà coperto dal Fondo europeo per l’innovazione, che è finanziato dai proventi delle aste del sistema ETS, e per il restante 40% dall’anticipo delle quote ETS.

Il criterio di allocazione delle risorse del REPowerEU sarà costituito da una formula che tiene conto dei seguenti fattori: la politica di coesione, la dipendenza di uno stato dalle fonti fossili e l’aumento dei prezzi degli investimenti. Si tratta di un criterio che, considerate le circostanze attuali, rispecchia bene le esigenze degli stati membri. Tuttavia, considerando le tendenze di lungo periodo, questo va a vantaggio degli stati membri che hanno fatto minori progressi nella decarbonizzazione della propria economia. Si potrebbe pertanto ripresentare l’argomento dell’azzardo morale tanto caro ai tedeschi per quanto riguarda la finanza pubblica.

Uno stato potrebbe ritardare il più possibile la transizione ecologica sapendo che in futuro potrebbero esserci altri trasferimenti di risorse che premiano i paesi che sono più in ritardo nella transizione ecologica. La Germania, che per contrastare la crisi attuale sta riaprendo o riattivando le centrali a carbone, avrà più risorse della Francia, che grazie al proprio programma nucleare produce da tempo energia molto più pulita.

L’accordo prevede, inoltre, che gli Stati membri che dispongono di fondi di coesione non spesi del precedente quadro finanziario pluriennale (QFP 2014-2020) avranno la possibilità di utilizzarli per sostenere le PMI e le famiglie vulnerabili particolarmente colpite dagli aumenti dei prezzi dell’energia. Si tratta di un elemento che, come ho già avuto modo di sottolineare, presenta delle criticità. Ne sottolineo una: a oggi, vedere disimpegnati i fondi per determinati territori comporta uno stigma nei confronti delle amministrazioni locali poco efficienti. Destinare però tali fondi a un capitolo di spesa popolare, come può essere il contrasto al caro energia per famiglie e imprese bisognose, potrebbe alleviare questo stigma, in quanto i cittadini saprebbero con certezza che i fondi sarebbero destinati a una buona causa, forse migliore, nella percezione di alcuni, che le finalità della politica di coesione, vale a dire il riequilibrio dei territori. Per questo motivo verrebbe meno un importante incentivo a fare bene il proprio mestiere da parte degli amministratori locali. Provare, con maggiore ambizione, a trovare altre risorse sarebbe stato indubbiamente la cosa migliore.

Per queste ragioni ritengo che l’accordo provvisorio raggiunto sul REPowerEU sia da giudicare positivamente, ma con alcune criticità che potrebbero emergere relativamente al comportamento degli stati membri e delle amministrazioni locali. L’attenzione da parte dei cittadini non dovrà pertanto mai mancare in questa fase molto delicata.

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