Ambiente
Un Friday sempre più Black e meno Green
Di Daniele Bernardi
Abbiamo appena superato la settimana del Black Friday: prezzi stracciati, negozi pieni ed occasioni per i regali. Tra una ressa per accaparrarci l’ultimo paio di scarpe rimaste e una corsa al negozio di elettronica per essere i primi a beneficiare del supersconto sul televisore, non pensiamo al reale impatto che questa “tradizione” internazionale ha sul nostro pianeta. Il Black Friday, infatti, è tutt’altro che Green.
La celebrazione, di origine statunitense, serviva ad inaugurare il periodo dello shopping natalizio subito dopo la festa del Ringraziamento (che cade ogni anno il quarto giovedì di novembre). Non è chiaro come sia nato il nome, né l’origine vera e propria della tradizione, si sa che alcuni sconti ed eventi del periodo più florido per gli acquisti vennero svolte già prima della guerra, che approssimativamente dal 1952 gli Stati Uniti hanno iniziato a celebrare questa giornata di sconti e spese folli, ma che è solo a partire dagli anni ’80 che la festività si diffonde, portandosi fuori confine. In breve tempo, i commercianti di tutto il mondo hanno fiutato un’occasione e poco a poco il Friday è diventato una Week e si va via via sempre di più allargando questa tradizione consumistica.
Un recente studio della Società Italiana di Medicina Ambientale prevede che gli italiani, con le loro spese folli, emetteranno circa 400 mila tonnellate a livello di CO2. Nel 2020, nonostante il pieno della pandemia o forse soprattutto per quello, furono 429 mila le tonnellate, quanto 435 voli Londra-New York. Ad inquinare ovviamente non è di per sé stesso il consumatore, ma tutta la filiera che lui, presentandosi di corsa al negozio e acquistando (talvolta compulsivamente), mette in moto: la produzione, la lavorazione, la spedizione e molto altro.
Secondo un’indagine di Confesercenti e Ipsos, sono circa 12,7 milioni gli italiani pronti a fare acquisti, con una media di circa 261€ a persona e un totale che ammonta ad oltre 3 miliardi di euro. In gran parte (circa il 79%) non intende acquistare nelle vicinanze: a farla da padrone c’è anzitutto l’acquisto online. E sbaglia chi pensa che comprando online sosterrà l’ambiente: l’imballaggio e la consegna, da un posto spesso molto remoto, del prodotto consumano molto più di quanto non avrebbe fatto il singolo in automobile per recarsi al negozio. Il Presidente del SIMA, Alessandro Miani, ha spiegato che «sono soprattutto gli acquisti online ad avere un forte impatto sull’ambiente: un prodotto comprato sul web in Italia deve essere infatti imballato, spedito e consegnato al domicilio del cliente, passando da hub e magazzini vari, spesso percorrendo migliaia di chilometri a bordo di aerei e camion prima di arrivare a casa dell’acquirente».
Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, preoccupato della concorrenza che le multinazionali fanno sul web alle piccole imprese italiane, afferma: «In alcune regioni vige il divieto di effettuare vendite promozionali nei 30 giorni che precedono il Natale. Un divieto forse discutibile; ma è invece possibile che a novembre si possa fare di tutto? Vogliamo un mercato che tuteli davvero la concorrenza, o preferiamo lasciare che i giganti del web diventino monopolisti? Abbiamo finalmente un ministero delle imprese e del Made in Italy, di cui fa parte anche la rete dei negozi di prossimità, un patrimonio e una caratteristica della nostra economia, che va tutelata come i nostri prodotti». Una soluzione che non aiuterebbe solo le imprese italiane ma forse anche l’ambiente.
Ad ogni modo, non bisogna dimenticare che si tratta di un fenomeno globale e, in quanto tale, non si può non prescindere dal trovare una soluzione che sia altrettanto globale. Secondo un’analisi di Transport&Environment, quest’anno verranno consumate nella settimana del Black Friday circa 1,2 milioni di tonnellate di CO2. Mediante un’analisi delle ricerche su Google, risulta (stando ai dati di Google Trends) che Amazon, Primark, Shein e molti altri siti di e-commerce hanno registrato nel mondo nell’ultimo periodo un’impennata nelle ricerche.
Fortunatamente, anno dopo anno, c’è chi prova a ricordarci il reale impatto di questa festività sull’ambiente. Come gli attivisti di Greenpeace, che a Madrid hanno accatastato montagne di rifiuti per poi scalarle e mostrare cartelli con scritto “il tuo profitto, il tuo spreco”. Speriamo di non dimenticarcelo la prossima volta.