Ambiente

Transizione Green, le aziende ci credono e investono. Italia è leader nel riciclo

18
Novembre 2022
Di Giuliana Mastri

Perché green è meglio. Lo testimonia lo studio condotto dalla Fondazione Symbola e Unioncamere sugli investimenti in prodotti e tecnologie sostenibili delle aziende. Ravvisandone una propensione sempre maggiore. Dal rapporto GreenItaly 2022 emerge chiaramente come green economy e sostenibilità rafforzino nelle imprese la competitività e la capacità di rispondere alle crisi, oltretutto ponendosi in linea con il programma europeo del Next Generation Eu.

Sono oltre 531.000 le aziende che nel quinquennio 2017-2021 hanno investito in tecnologie e prodotti green. Più di una impresa su tre a livello complessivo (531.170 unità, pari al 37,6%), due su cinque nell’industria manifatturiera (98.870 unità, pari al 42,5%). Sono i settori delle costruzioni (+78%) e quello dei servizi (+52%) i più decisi, poi viene la manifattura (+38%) e le public utilities (+14%). E il risultato si vede anche sui mercati esteri con risultati più performanti rispetto a quelle che non investono (il 35% delle prime prevede un aumento nelle esportazioni nel 2022 a fronte di un più ridotto 26% di quelle che non hanno investito).

Rinnovabili. Bene ma non benissimo

In Italia, nel 2021, il 36% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 113,8 TWh. Risultati però ancora insufficienti per raggiungere il target europeo al 2030. Molto è ancora da fare per avere un maggiore impatto dalle produzioni non fossili.

Leader del riciclo

L’Italia però si conferma leader sul fronte del recupero di materia, un campo in cui il Paese, povero di materie prime, da tempo primeggia. Il report evidenzia un ulteriore rafforzamento della capacità nell’avvio a riciclo dei rifiuti totali raggiungendo il record dell’83,4% (2020).

Cresce nel 2020-2021 anche l’impiego di materia seconda nei settori industriali italiani, specialmente nel comparto cartario. A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati uniti.

I settori che hanno avuto una maggiore spinta dalla transizione in Italia sono l’agroalimentare, leader nel biologico europeo, con un’incidenza sulla superficie agricola utilizzata del 17,4% (2021), l’edilizia, anche sulla scorta dei bonus statali, l’arredo, la meccanica, che pure è al momento rallentata dalla crisi mondiale dell’approvvigionamento di materie. Mentre l’automotive punta all’elettrificazione.