Ambiente
Sri Lanka, il cambiamento climatico chiede nuove strategie agricole
Di Giampiero Cinelli
Il cambiamento climatico impatta più di tutti sul continente africano. Lo ha sotto gli occhi il governo dello Sri Lanka, che ha dovuto fronteggiare e ancora fronteggia una crisi economica gravissima, anche dovuta ai danni in agricoltura causati da fattori ambientali. In alcune aree si può arrivare a perdere anche oltre il 60% del raccolto. Consapevoli che le contromisure più efficaci vengono in buona parte da una gestione sapiente delle materie prime, è stato implementato un programma organico, che include l’educazione ambientale, la collaborazione tra più parti interessate e i processi decisionali, con l’utilizzo di strumenti di gestione del rischio nuovi e innovativi e la creazione di collegamenti tra il livello nazionale e quello internazionale.
A questo servono le stazioni meteo connesse attraverso la rete di telefonia mobile e realizzate con materiali e forza lavoro locale, nella speranza di prevedere e di regolarsi in ottica di possibili inondazioni e piogge estreme. Le stazioni di meteo mobile, tramite sensori, invierebbero messaggi di testo direttamente agli agricoltori e funzionari del governo in previsione di un aumento dei livelli di precipitazioni in una determinata area. A quel punto i coltivatori avrebbero il tempo necessario per svuotare i serbatoi di irrigazione o agire nei loro campi in modo da evitare di perdere il raccolto a causa delle inondazioni.
I sistemi richiedono una spesa ridotta rispetto alle stazioni meteorologiche normali (250 dollari contro circa 10mila dollari). I dati forniti dai sensori consentirebbero anche a famiglie rurali di essere pronti a raccogliere e stoccare l’acqua piovana. Il progetto ha già preso corpo con il contributo principale dei tecnici locali.
La collaborazione internazionale come detto è un punto importante della strategia. E anche l’Italia collabora. Durante l’estate il Ministro dell’Agricoltura dello Sri Lanka Mahinda Amaraweera accompagnato da una delegazione e dal vice ambasciatore Kohula Ratnasingam, ha visitato la sede di Roma del Crea – Consiglio di Ricerca per l’agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – alla presenza del Direttore Generale Stefano Vaccari, del Direttore del Centro Enzo Perri e della responsabile ufficio relazioni internazionali Paola Fiore. Durante l’incontro sono state illustrate le attività dell’ente e del centro di ricerca in particolare, con l’intento di favorire future collaborazioni scientifiche in agricoltura, che potranno essere ratificate con un Protocollo d’Intesa. La giornata si è conclusa con una visita alla centro nazionale di germoplasma frutticolo e particolare interesse è stato mostrato per le collezioni di kiwi e la core collection di pesco, frutto sconosciuto agli ospiti. Infine, è stato spiegato il ruolo del Centro nella conservazione, valorizzazione e l’impiego delle risorse genetiche, oltre l’uso del campo come luogo di lavoro e ricerca insieme, in grado di far fronte alle sfide del cambiamento climatico e dell’insorgenza di nuovi patogeni.