Trieste, Milano, Trento. È questo il podio della 32esima edizione della storica indagine sulla Qualità della vita nelle province italiane, pubblicata oggi dal Sole 24 Ore. L’indagine, come ogni anno, scatta una fotografia del Paese attraverso 90 indicatori statistici su base provinciale divisi in sei ambiti: ricchezza e consumi, affari e lavoro, demografia società e salute, ambiente e servizi, cultura e tempo libero. Tra le 107 province italiane il fattore ripartenze rilancia diverse città metropolitane. Roma sale dal 32° al 13° posto, Firenze dal 27° all’11°. Bari (71°) guadagna una posizione mentre Napoli (90) ne guadagna due. Trapani, Foggia e Crotone fanalino di coda chiudono la classifica.
«Sono molto soddisfatto per il risultato ottenuto da Trieste. È una gran bella soddisfazione per me e per i cittadini che avevano già fatto la loro scelta facendomi vincere le elezioni per la quarta volta». È il commento del sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, rieletto lo scorso ottobre, al risultato ottenuto dal capoluogo del Friuli Venezia Giulia, primo con 580,9 punti.
«L’orgoglio milanese, l’orgoglio cittadino non è una cosa sciocca, non è una cosa che non serve. Ovviamente, non deve sfociare nell’arroganza. L’orgoglio milanese è una cosa che ci ha fatto sempre andare avanti. Noi più di altri abbiamo preso una botta tremenda dal Covid. Questa conferma ci dà fiducia sul fatto che stiamo facendo le cose per bene», così il sindaco di Milano Beppe Sala ha commentato la classifica.
Stabile nelle ultime posizioni, quasi a confermare l’urgenza degli investimenti del Pnrr in arrivo per ridurre i divari, il Mezzogiorno. Su novanta indicatori, le ultime posizioni sono popolate in ben 57 casi da province del Sud o delle Isole. Proprio su questo tema è intervenuta la Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, in collegamento con “Ricucire l’Italia. il ruolo delle città”, evento digitale che presenta la classifica. «Conosciamo le difficoltà di mettere a terra ogni singolo provvedimento, l’Italia è il paese europeo che ha più decentrato gli interventi: un terzo del totale sono affidati agli enti territoriali proprio in considerazione delle specificità e dei divari su base locale”. “Sarebbe stato un atto di presunzione – ha aggiunto Carfagna – pensare di colmarli dall’alto abbiamo scelto di dare un ruolo centrale ai sindaci, alle regioni, alle province, cioè a chi per decenni ha combattuto contro la scarsezza delle risorse e adesso può finalmente uscire dalla morsa della austerity».
Quest’anno l’indagine consente di focalizzare anche alcuni aspetti in particolare come, ad esempio, quale sia l’andamento post pandemia. Tra questi, per esempio, c’è l’indice della Qualità della vita delle donne che misura la geografia dei divari di genere. I risultati dell’indagine evidenziano che tra le prime dieci province, sette sono del Nord-Est: Bolzano (5), Pordenone (7), Verona (8) e Udine (9) che confermano la loro vivibilità e Treviso (10) è l’unica new entry. «Il divario territoriale anche dal punto di vista della parità di genere non mi ha stupito, purtroppo. Il nostro Paese deve fare processi di profonda riforma su questo – ha detto la Ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti – serve una visione d’insieme. Vogliamo cambiare le regole del sistema. Le risorse in campo servono non solo a singoli progetti, ma ad attivare meccanismi ad effetto leva. Spesso mi chiedono quanti fondi sono stati destinati alle pari opportunità? Io rispondo tutti. Le linee guida per gli appalti del Pnrr prevedono che le imprese debbano rendicontare l’uso di uomini e donne ma garantire anche il 30% di assunzioni tra donne e giovani. Questo vuol dire che tutto il piano è destinato a sbloccare il Paese sulle pari opportunità».
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