Ambiente

Opzione “No posate” per ridurre la plastica

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Dicembre 2018
Di Redazione

 

“Prendiamo anche le posate?” Da sei mesi ad oggi è la domanda che ci poniamo tutti nel momento in cui ci troviamo ad ordinare del cibo da casa. Ebbene si, perché la nota compagnia di consegna di cibo a domicilio Deliveroo, ha deciso di inserire l’opzione “No posate” al momento dell’ordine e da quando lo ha fatto il 91% degli utenti l’ha scelta cogliendo lo spirito ambientalista della proposta. L’azienda, leader delle consegne a domicilio di cibo, ha lanciato questa campagna per contribuire alla riduzione di utilizzo della plastica decidendo di intervenire sul proprio packaging.

I risultati in Italia sono stati sorprendenti. Oltre 9 consumatori su 10 (91%) scelgono di non ricevere le posate di plastica. E grazie all’opzione “No posate” da giugno a novembre 2018 sono state risparmiate 1,5 tonnellate di plastica. Nella speciale classifica delle oltre 30 città italiane dove Deliveroo opera, quelle che utilizzano meno plastica sono nell’ordine: Bolzano (97%), Udine (96%) e Trento (95%). Deliveroo è impegnata a diventare l’azienda leader nell’utilizzo di prodotti per il packaging ecosostenibile perfetti per il food delivery, e perciò metterà presto a disposizione degli oltre 5mila ristoranti partner in Italia nuovi prodotti per il packaging ecosostenibile dei piatti destinati alle consegne a domicilio. I prodotti saranno tutti riciclabili o completamente biodegradabili e a prezzi competitivi.

Matteo Sarzana, General Manager Deliveroo Italia: “Deliveroo si conferma leader nell’innovazione e nell’attenzione per la sostenibilità. L’opzione “No posate” ha ridotto l’uso della plastica e insieme al packaging sostenibile garantisce ai ristoranti e ai consumatori il massimo rispetto per l’ambiente e la possibilità di gustare buon cibo in modo ecosostenibile. Siamo consapevoli che questo sia solo l’inizio, e che sarà una sfida di lungo periodo quella di eliminare completamente la plastica, che potremo vincere solo collaborando con i migliori ristoranti e con le istituzioni”.

 

Nicolò Marcon