Ambiente
Nucleare, dialogo tra istituzioni e aziende
Di Giulia Borderi
Si dice che i fatti contino più delle parole ma oggi quelle espresse dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, racchiudono un profondo significato accendendo di nuovo i riflettori sul nucleare. Secondo il ministro, intervenuto nel corso del convegno romano sul Nucleare nell’ambito dell’Intelligence Week: «Se si superasse il referendum e si partisse nel 2024, il 2032 potrebbe essere l’anno in cui si accende il primo interruttore del nucleare in Italia». Non è la prima volta che il ministro Salvini prende le difese dell’energia atomica, tornando a dettare i tempi di un ritorno ad una fonte che, se analizzata senza pregiudizi, aspira a diventare un fondamentale strumento per affrontare il trilemma energetico: cambiamento climatico, indipendenza geopolitica, costi della materia prima.
Come il nucleare permetta di affrontare le sfide della contemporaneità e l’annosa questione dell’insicurezza energetica è stato il tema al centro della quarta edizione dell’Intelligence Week intitolata “Nucleare, si può fare?”, organizzata da iWeek, joint venture di Vento & Associati e Dune Tech Companies, realizzata con il sostegno di Transmutex, Edison, Ansaldo Nucleare, Ultra Safe Nuclear Corporation, Sogin, Campoverde, Banca Finnat, SWG e Volocom Technology e patrocinata dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy insieme alla Regione Lombardia, Enea, Agenzia ICE, Associazione Italiana Nucleare e Politecnico di Milano.
Un’occasione di stimolante confronto che ha visto dialogare fra loro aziende e istituzioni sulla soluzione del “nuovo” nucleare. L’evoluzione delle tecnologie nucleari, i cui principali sviluppi sono rappresentati dagli Small Modular Reactors (SMR) e dai Micro Modular Reactors (MMR), potrebbe infatti aprire nuove prospettive anche alla luce delle recenti indagini sociali. Nell’occasione è stato presentato il sondaggio di SWG dal quale emerge una diversa tendenza delle nuove generazioni in merito all’energia atomica. Secondo la rilevazione, il 60% dei giovani italiani considera il nucleare come una fonte energetica sicura, affidabile ed economica nel lungo periodo. Una differenza generazionale non indifferente: 16 punti superiore a quello degli over 55, ben il 63% contro il 47%.
L’intento infatti è quello di superare il dibattito ideologico che ha accompagnato il nucleare fino a oggi attraverso una nuova consultazione popolare. Il programma nucleare italiano venne abbandonato a seguito di due referendum; il primo (1987) dopo l’incidente di Chernobyl nel 1986, il secondo lo stesso anno dello tsunami che si abbatté sull’impianto di Fukushima (2011). Gli italiani in quelle occasioni furono chiamati a esprimersi su una generazione di reattori ad oggi ormai superati dai crescenti passi avanti condotti nel campo. Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin nel suo intervento al convegno ha più volte ribadito di voler proporre un nuovo referendum per il ritorno del nucleare e guarda in particolare a quello di quarta generazione. Lo fa a seguito della prima riunione della Piattaforma nazionale per un nucleare sostenibile (Pnns), svoltasi nelle scorse settimane al ministero dell’ambiente. La Pnns costituisce il soggetto di coordinamento tra i principali attori nazionali dell’energia atomica ed è stata istituita al fine di tracciare un percorso, una roadmap di azioni da condividere, definire e intraprendere per il ritorno dell’energia nucleare in Italia.
Garantire un approvvigionamento energetico costante e sostenibile è un aspetto cruciale di tutte le politiche energetiche ed è reso ancora più rilevante dalla contingenza come sottolinea il ministro dell’Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. L’instabilità in Medio Oriente e la crisi del gas russo, mostrano infatti la necessità di svincolarsi dalle dipendenze estere e diversificare sempre più le fonti di approvvigionamento. Un’esigenza rilevata anche dal mondo delle imprese come testimonia Umberto Quadrino, presidente del fondo Tages, che in Italia è di fatto il secondo operatore sul solare. L’ottemperanza all’ambizioso obiettivo di raggiungere la neutralità climatica tra gli stati membri entro il 2050 del Green deal europeo e la crescente domanda di energia impongono il ricorso a fonti alternative e tra queste il nucleare è un valido candidato.
Sul fronte della competitività dei costi, si è poi espresso Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. Le ridotte dimensione dei reattori modulari permettono di abbattere notevolmente i costi e, nel confronto con le fonti di energia rinnovabili, considerando il costo associato alle batterie per l’accumulo e allo stoccaggio, i costi complessivi dell’energia green eccedono quello che sarebbe il costo target del Nucleare di domani.
Annoverare nel mix energetico italiano del prossimo futuro il nucleare sembra essere una strategia condivisa da tutte le forze della compagine governativa: Lega con Salvini, Forza Italia con Pichetto e Fratelli d’Italia con Urso. Del resto il nucleare in quanto fonte sostenibile, stabile, economicamente competitiva e a bassissime emissioni, può offrire un significativo contributo alla transizione energetica, in associazione alle energie rinnovabili. A ciò si aggiunge che una produzione domestica e stabile di energia ci renderebbe meno vincolati alle forniture estere e quindi esposti alle vulnerabilità dei Paesi importatori.
Gli esponenti politici intervenuti nel corso della discussione hanno ribadito l’intento di promuovere una discussione pubblica informata per guidare le decisioni sul futuro energetico del nostro Paese. Solo attraverso attività mirate di formazione, divulgazione scientifica, e informazione trasparente è possibile superare la diffidenza di parte dell’opinione pubblica, spesso influenzata nel suo giudizio dal proliferare di informazioni non verificate.