Ambiente

Materie prime critiche, Trentino Alto Adige nella lista dell’Ispra

25
Luglio 2024
Di Giampiero Cinelli

Materie prime critiche sono definite quelle non alimentari ed energetiche di difficile estrazione, ma oggi fondamentali per la realizzazione di dispositivi utili alla transizione ecologica in vari campi. Sostanzialmente sia l’Europa che l’Italia non ne hanno grande quantità, sebbene si stiano muovendo per approvvigionarsi ed eventualmente per scoprire zone vicine che possano rivelarsi strategiche. Contestualmente l’Ue e i rispettivi Stati analizzano, supportano e normano questi approvvigionamenti. Importante sottolineare che anche in Italia emergono novità, perché il Trentino Alto Adige compare nel rapporto dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sull’elenco delle 34 materie prime critiche dell’Unione europea, per la presenza in passato di miniere di fluorite, rame e barite. Le informazioni dell’Ispra sulle risorse minerarie nazionali, si legge nella nota, sono contenute nel database Gemma (Geologico, minerario, museale e ambientale), presentato a Roma ieri.

La banca dati, aggiornata nell’ambito del progetto Pnrr, rappresenta il punto di partenza per l’elaborazione del programma minerario nazionale previsto dal Regolamento europeo 1252 del 2024 (Critical Raw Materials Act). Per quanto riguarda il Trentino, sul portale dei Siti minerari italiani dell’Ispra si trova traccia di una decina di siti minerari di fluorite e barite, in particolare in valle dei Mocheni, in Valsugana e sulle colline di Trento. Mentre in Alto Adige, in valle Aurina, era invece presente una delle principali miniere di rame italiane. Secondo quanto riporta l’Ispra, «i dati sulle miniere attive in passato e quelli sulle ricerche pregresse recenti, documentano la potenziale presenza di varie materie prime critiche e strategiche», ritenute «indispensabili per il modello di sviluppo decarbonizzato, la green tech, la transizione digitale e la indipendenza da Paesi terzi».

La concentrazione e la disponibilità di barite e fluorite sarà la chiave, perché è opinione comune che in Italia siano generalmente questi gli elementi a portata di mano per quanto riguarda quelli utili all’industria tech ed energetica. Anche se le ricerche continuano al fine di nuove scoperte. Al momento nella penisola già si estraggono feldspato, un minerale essenziale per l’industria della ceramica per cui sono attive venti miniere e la fluorite, che va a finire all’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. Il Piemonte e la Sardegna potrebbero essere utili per il cobalto, mentre altri terreni di ricognizione potrebbero essere il Lazio e la Toscana.

La corsa alle materie prime in Italia sta partendo, sulla scorta anche del Critical Raw Materials Act. Importante sarà capire la rilevanza e la necessità di partnership con Paesi terzi, oltre ad agire contestualmente sul trattamento e sul riciclo degli scarti delle miniere, che in Italia sono ancora stoccati e molto presenti.

La Direttrice Generale dell’Ispra Maria Siclari ha detto: «Abbiamo lavorato al fianco del Mase per il decreto sulle materia prime critiche, fondamentali per la transizione energetica e green. Un rapporto Ue ci ricorda che già al 2030 la domanda di cobalto sarà 18 volte maggiore di adesso e litio 5 volte maggiore. Cobalto e litio sono essenziali per la realizzazione delle batterie per i veicoli elettrici e lo stoccaggio di energia. Compito affidato ad Ispra è definire il piano nazionale minerario, definire cioè le aree più promettenti dal punto di vista minerario, partendo dalla realizzazione di un database minerario dei dati pregressi che presentiamo. Ispra, in linea con i tempi assegnati è pronta e illustra il database minerario Gemma, strumento fondamentale per realizzare le campagne di ricerca sulle aree più conosciute che hanno un elevato potenziale minerario, per tale finalità verranno effettuati rilevamenti geochimici, geofisici, geologici e ci serviremo di droni, sensori aviometrici, immagini satellitari».