Ambiente
Le idee di Cingolani per una nuova green vision
Di Luca Grieco
Il Governo Draghi ha appena incassato la fiducia portando con sé nuova linfa nelle istituzioni e sciogliendo quei nodi che i due Governi Conte avevano fatto emergere. La XVIII Legislatura sarà sicuramente ricordata come quella in cui si è combattuta una delle sfide più impegnative di sempre, ma coincide anche con il quinquennio in cui l’ondata green si è fatta prepotentemente strada nel mondo. Il nuovo Esecutivo ha voluto dare un segnale forte anche in questo senso, plasmando un’istituzione che ci aiuti a governarlo, questo fenomeno: il Ministero della Transizione ecologica ha generato stupore – inutile nasconderlo – soprattutto nel mondo industriale.
Uno stupore che si è trasformato in insicurezza, poi in interesse e, infine, in speranza. È bastato il nome di Roberto Cingolani a dare una base di concretezza a tutti i player che si sono ritrovati spaesati davanti a quell’ondata di cui sopra, che ha stravolto il modo di concepire il futuro, non solo aziendale. Per il neo-Ministro parla il suo passato: una laurea in Fisica, Direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia, fondatore del Laboratorio Nazionale di Nanotecnologia di Lecce e, infine, Chief Technology and Innovation Officer di Leonardo. Alla nomina è seguita la ricerca spasmodica del Cingolani pensiero, perché il suo CV senza dubbi affascina. Ma quale indirizzo darà al suo Ministero?
In soccorso ci sono venuti i sei articoli scritti da lui e pubblicati sul portale energetico online Green&Blue. In uno di questi viene rapidamente ripercorso il percorso evolutivo dell’uomo e viene sottolineato lo stretto legame con l’energia. Al mutamento dei modelli energetici sono infatti corrisposti stravolgimenti nella società. Si pensi alla rivoluzione industriale che ha visto un massiccio utilizzo di fonti fossili, le quali hanno permesso un balzo evolutivo senza precedenti. Ma questo progresso – ci dice Cingolani – ha generato disparità, non solo sociale, ma anche di accesso all’energia stessa. La necessità di approvvigionarsi continua a crescere, ma il modello di accesso all’energia va rivisto. Anche il nostro essere energivori deve fare i conti con l’ondata green, perché lo sviluppo a cui ambiamo – per nostra stessa indole – sia sostenibile. In sostanza, scrive il Ministro, al mondo c’è chi ha molta energia e chi ne ha poca: il punto è che solo alcuni possono permettersi di produrla in maniera pulita. Citando il suo articolo “Il 13% della popolazione mondiale, pari a 940 milioni di persone, non ha accesso all’elettricità, soprattutto nell’Africa subsahariana e nell’Asia meridionale; Il 40%, circa 3 miliardi di persone, non riesce a ottenere combustibile pulito per cucinare e riscaldare i propri ambienti casalinghi”. Dati, questi, anche più interessanti se pensiamo che il nuovo Ministero dovrà esprimersi sui temi ambientali ed energetici, in maniera parallela e univoca.
Non si conoscono le linee programmatiche del suo ministero, ma ci basta leggere queste parole per capire che siamo di fronte ad un cambio di policy di non poco conto.